Palermo, fallimento Gesip: il Comune deve pagare 7 milioni

Palermo, fallimento Gesip: il Comune deve pagare 7 milioni

Sentenza del tribunale civile. La partecipata divenne un carrozzone pieno di debiti

PALERMO – Il Comune di Palermo provocò un danno patrimoniale alla Gesip e ora dovrà sborsare 7 milioni e 748 mila euro in favore della curatela della società dichiarata fallita nel 2015. Lo ha deciso la quinta sezione civile del Tribunale di Palermo, presieduta da Claudia Turco.

Gli ex commissari liquidatori, convenuti in giudizio, Piero Mattei, Massimo Primavera e Giovanni La Bianca, hanno chiuso la loro posizione con una transazione. Stessa cosa hanno fatto i componenti del collegio sindacale Guido Barcellona, Luigi Passaglia, Salvatore Cottone, Claudio Iozzi, Nunziata Bucca.

La Gesip era una società partecipata del Comune di Palermo. Divenne un carrozzone sommerso di debiti. I lavoratori transitarono in Reset, la nuova società che attualmente garantisce una serie di servizi di manutenzione. Anche Reset e l’ultimo commissario liquidatore Carlo Catalano erano convenuti in giudizio. Commissari e componenti del collegio sindacale avevano chiesto, infatti, di estendere l’azione legale. Il Tribunale gli ha dato torto e adesso dovranno pagare le spese legali sia a Catalano che a Reset.

Secondo il Tribunale, il Comune aveva l’onere dell’indirizzo gestionale e del controllo. Era nota “l’antieconomicità della gestione, costantemente in perdita e caratterizzata dall’indebitamento verso il settore bancario dovuto al mancato pagamento dei corrispettivi dei servizi fruiti da parte del Comune”. Le perdite venivano riportate in bilancio e discusse nel corso delle assemblee dei soci che il Comune “ha
cominciato a disertare impedendo l’approvazione dei bilanci a partire dal 2010″.

Il giudizio è tranciante: “Appare evidente come il Comune debba ritenersi responsabile delle gravissime perdite di Gesip per le condotte tenute quale socio unico, omettendo di ricapitalizzare la società, aggravate dalle condotte tenute come committente unico, nel costante e consistente ritardo mantenuto nei pagamenti dovuti e nel sottrarsi alla stipula di una nuova convenzione con adeguamento dei corrispettivi ai maggiori costi del servizio, irrigiditi dall’elevatissimo costo del lavoro”.

Altrettanto evidente “è che tali determinazioni avevano l’unico scopo di avvantaggiare il Comune/committente, a danno della società e dei suoi creditori”. La Gesip fu posta in liquidazione nel 2010, i bilanci erano in perdita ma restò attiva ancora per anni, aumentando il buco finanziario: “L’attività, dunque, non soltanto proseguì senza soluzione di continuità benché la società fosse in liquidazione, in contrasto con l’obbligo di gestione meramente conservativa proprio di quella fase, ma proseguì senza che fosse adottato alcun correttivo volto a contenere i costi”.

Le vicende Gesip sfociarono anche in una inchiesta penale. La Procura di Palermo stabilì che la gestione fu pessima, ma le vicende societarie incrociavano l’emergenza sociale. La normativa era poco chiara. I lavoratori precari scendevano in piazza, c’erano ragioni di ordine pubblico e pure la necessità di mantenere in vita servizi essenziali per la collettività. Ed arrivò l’archiviazione per tutti gli indagati, fra cui gli ex sindaci Leoluca Orlando e Diego Cammarata.


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