Palermo, fallimento Gesip: archiviazione per 19 indagati - Live Sicilia

Gesip, carrozzone pieno debiti: niente colpevoli, caso archiviato

Archiviazione per 19 persone, tra cui il sindaco Orlando e il suo predecessore Cammarata
L'EX PARTECIPATA
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PALERMO – Inchiesta archiviata. Commissari, liquidatori, manager e sindaci in carica come Leoluca Orlando o ex nel caso di Diego Cammarata. Non ci sono responsabili per la bancarotta della Gesip Spa, dichiarata fallita nel 2015. Un carrozzone sommerso di debiti: ecco cos’era la società comunale.

Gestione pessima ed emergenza sociale

La gestione fu pessima, ma le vicende societarie incrociavano l’emergenza sociale. La normativa era poco chiara. I lavoratori precari scendevano in piazza, c’erano ragioni di ordine pubblico e pure la necessità di mantenere in vita servizi essenziali per la collettività.

Tutto questo ha portato nei mesi scorsi alla richiesta di archiviazione della Procura della Repubblica, ora accolta dal giudice per le indagini preliminari Cristina Lo Bue.

Gli indagati erano 19. L’accusa era che avessero contribuito ad aggravare il dissesto della Gesip, società in house del Comune di Palermo, socio unico.

La società era nata nel 2001 con l’obiettivo di stabilizzare i lavoratori del bacino Lsu che dovevano occuparsi dei cimiteri, delle manutenzioni e dei servizi di pulizia della città. Negli anni divenne in un carrozzone con duemila dipendenti, poi nel 2015 arrivò la dichiarazione di fallimento.

Archiviate tutte le posizioni: i nomi

Archiviate le posizioni di Giuseppe Barcellona, Diego Cammarata (ex sindaco, difeso dall’avvocato Giovanni Rizzuti), Salvatore Cottone, Renato Di Matteo, Luigi Di Simone, Giuseppe Enea (ex assessore), Fabio Giuseppe Filippazzo, Matteo Giambanco, Claudio Iozzi, Giovanni La Bianca, Luisa Latella (che del Comune fu commissario straordinario tra gennaio e maggio 2012), Salvatore Licata, Stefano Mangano, Piero Mattei, Leoluca Orlando (attuale sindaco, difeso dall’avvocato Roberto Mangano), Mario Parlavecchio, Luigi Passaglia, Massimo Primavera, Serafino Visalli. Adesso gli indagati potranno presentare memorie o chiedere di essere interrogati.

Nella richiesta di archiviazione la Procura aveva sottolineato che “fino alla fine del 2015 non era per nulla chiaro se la Gesip potesse o meno fallire”. Al contrario c’erano diversi orientamenti giurisprudenziali.

Condizionamento politico

Non va poi dimenticato – aggiungevano i pm – il “fattore predominante” della vicenda e cioè “il condizionamento di natura politica e sociale che ha inevitabilmente influenzato l’agire degli organismi amministrativi e di controllo di Gesip e dei rappresentanti nel socio unico Comune di Palermo, soprattutto nel periodo di maggiore criticità e turbolenza della gestione Gesip 2010-2012″.

Proteste e sommosse

C’erano “proteste e sommosse all’ordine del giorno finalizzate a scongiurare i paventati licenziamenti”. Non va dimenticata “l’ulteriore finalità di dare lavoro e occupazione alle categorie più svantaggiate in una logica quindi socio-assistenziale di cui finiva in qualche modo per rimanere vittima”.

Non a caso “in occasione di protesta e disordini dei lavoratori Gesip impauriti di perdere il posto di lavoro, le paventate iniziative degli amministratori Gesip di ridimensionare i costi sostenuti, procedendo tra le altre cose ad un drastico taglio di personale, veniva puntualmente bloccata dal Comune e dalla prefettura che per evidenti ragioni di ordine e sicurezza pubblica individuavano come priorità il mantenimento dei livelli occupazionali”.

L’intervento del governo nazionale

I pm ricordavano che “ci fu anche un provvedimento normativo del governo che imponeva la prosecuzione dell’attività della Gesip per la copertura dei servizi pubblici essenziali stanziando un contributo di diversi milioni”.

Tutto ciò aveva creato “una situazione di continuo e costante condizionamento nelle azioni degli organi amministrativi e di controllo della Gesip certamente influenzate sotto spinte di carattere politico-sociale e sprovviste di una completa libertà di autodeterminazione secondo canoni di pura, sana e corretta gestione aziendale”.

Da qui, come apprende Livesicilia, l’archiviazione per tutti gli indagati, difesi dagli avvocati Roberto Mangano, Giovanni Rizzuti, Totò Cordaro, David Castagnetta, Antonino Gattuso, Giovanni Di Benedetto, Stefano Santoro, Enrico Sorgi, Vincenzo Pillitteri, Valeria Minà, Silvia Barbaro.


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