PALERMO – Manca la prova che i due imputati avessero ricettato due biciclette. La Corte di appello ha assolto due imputati dopo che in primo grado erano stati condannati.
Nel 2014 Fabio Mazzè e Francesco Pellegrino vengono sorpresi mentre rubano due biciclette in via Garibaldi, nel centro storico di Palermo. Mazzè viene bloccato in strada, Pellegrino nei pressi di un magazzino. Ed arriva la condanna per furto.
Qualche tempo dopo gli viene notificata una seconda contestazione, e cioè l’ipotesi che avessero ricettato altre due biciclette conservate nel magazzino dove fu sorpreso Pellegrino. Secondo processo e seconda condanna a 10 e 9 mesi di carcere.
In appello il verdetto è stato ribaltato. L’avvocato Luciano Maria Sarpi che assiste Mazzè (l’altro imputato è difeso da Sergio Toscano) ha spiegato che per le due biciclette non era stata presentata denuncia di furto. Non si poteva dunque contestare la ricettazione di qualcosa che ufficialmente non risultava rubata. Ed ancora: in ogni caso mancava la prova che i due imputati avessero avuto un ruolo nel furto.
E così null’altro c’era in più di quanto emerso nel corso del primo processo. Da qui la sentenza di non luogo a procedere per ne bis in idem: un imputato non può essere giudicato due volte per lo stesso fatto.