PALERMO – Dopo quasi vent’anni, abbiamo scherzato. Il consiglio comunale di Palermo, infatti, ha stralciato il progetto del cimitero di Ciaculli dal piano triennale delle opere pubbliche: un emendamento presentato non dalla maggioranza ma dalle opposizioni, a cui l’Aula ha dato disco verde praticamente all’unanimità (con la sola astensione del presidente Tantillo) e che mette la parola fine a un iter iniziato nel 2005 e su cui l’amministrazione Orlando aveva puntato fortemente per uscire dall’emergenza cimiteriale.
L’emendamento, primo firmatario Antonino Randazzo del M5s ma che è stato condiviso anche dal Partito Democratico, prevede di stralciare il progetto da 12,5 milioni e fa il paio con un ordine del giorno che impegna il sindaco Lagalla a usare le somme per ampliare i Rotoli, Santa Maria di Gesù e perfino per realizzare nuovi cimiteri all’interno di otto cave dismesse in città, grandi 64 ettari. Un modo, si legge nell’ordine del giorno, per salvare l’area di Ciaculli e gli alberi di mandarino ma che segna una netta presa di distanza del centrosinistra dall’eredità di Leoluca Orlando, che lo scorso aprile aveva addirittura ottenuto da Roma la rimodulazione del progetto per fare più spazio ai campi di inumazione. “Il cimitero di Ciaculli non verrà mai realizzato – ha detto in Aula il capogruppo di Forza Italia Gianluca Inzerillo – ci sono terreni da espropriare, falde acquifere che farebbero aumentare i costi e i palermitani ormai chiedono campi di inumazione”. “Abbiamo salvato il parco agricolo di Ciaculli dalla cementificazione ma che adesso va valorizzato adeguatamente – esulta Randazzo – Le risposte immediate all’emergenza cimiteriale deve essere l’ampliamento dei cimiteri esistenti, l’attivazione del forno crematorio e i campi di inumazione”.
Bocciato invece l’emendamento del gruppo Oso che chiedeva di cassare la linea A del tram, ossia quella che passerà (soldi permettendo) da via Libertà: l’amministrazione Lagalla finora si è infatti limitata a dare priorità alle linee B e C, ma non ha eliminato la A per non intaccare i finanziamenti. Posizione confermata oggi e che ha scatenato le proteste di Giulia Argiroffi: “L’emendamento sarebbe stato un atto di coerenza, prendiamo atto che il centrodestra ha cambiato idea rispetto alla campagna elettorale”.
Disco verde alla divisione in due lotti del restauro del ponte Oreto, il cui costo complessivo in 13 anni è praticamente raddoppiato: entro l’anno si potrà bandire la gara per la manutenzione straordinaria e il rifacimento dell’illuminazione pubblica, rimandando al prossimo anno il secondo lotto (al momento non finanziato) che invece comprende i rivestimenti in marmo. Via libera anche all’ordine del giorno per uno stralcio dalla linea D del tram del nuovo ponte sull’Oreto, il che consentirebbe di realizzarlo in tempi più rapidi, con la condivisione della giunta.