PALERMO – Il centro di accoglienza Padre Nostro di Palermo, fondato a Brancaccio da don Pino Puglisi, sacerdote ucciso dalla mafia, apre le proprie porte ai giovani tra i 18 e i 28 anni che vogliono diventare volontari di servizio civile dando una mano a bambini e famiglie in difficoltà. Scadrà alle 14 di mercoledì 26 gennaio, infatti, il termine per la presentazione della domanda di partecipazione a uno dei cinque progetti che si realizzeranno tra il 2022 e il 2023. Si tratta di iniziative della durata di 12 mesi, con un orario di servizio pari a 25 ore settimanali: i posti disponibili sono 32.
I volontari che risulteranno vincitori sottoscriveranno un contratto per un assegno mensile da 444,30 euro. Gli aspiranti operatori volontari dovranno presentare la domanda di partecipazione esclusivamente attraverso la piattaforma on line raggiungibile all’indirizzo https://domandaonline.serviziocivile.it.
“Da quasi 20 anni ormai il centro di accoglienza Padre Nostro realizza progetti di servizio civile – afferma Maurizio Artale, responsabile della struttura -. Attraverso questa lunga esperienza centinaia di giovani si sono avvicinati al messaggio del Beato Giuseppe Puglisi, fondatore dell’ente, e all’opera che i volontari hanno portato avanti sul solco da lui tracciato. Abbiamo sempre pensato che lo spirito del servizio civile – prosegue Artale – fosse molto vicino alle finalità del Centro in virtù della centralità dell’individuo, della concretizzazione della solidarietà e del diritto di ognuno a poter usufruire di opportunità di crescita”.
Artale poi aggiunge: “La normativa che regola il servizio civile connota l’intero percorso del volontario come un’esperienza formativa, che riguarda sia la dimensione umana, che quella professionale. La dimensione del gruppo di volontari sottolinea l’importanza del contributo di tutti, di una coralità, che non manca però di far emergere con forza l’apporto personale di ognuno”.
Il centro di accoglienza Padre Nostro sta vivendo oggi una nuova fase, in cui i progetti di servizio civile vengono realizzati in collaborazione con il Cnca (Coordinamento nazionale comunità di accoglienza), ente capofila. “Nei progetti realizzati dall’ente i volontari possono sperimentarsi nelle attività realizzate a supporto dei minori in condizioni di povertà educativa, a beneficio delle donne vittime di violenza, delle famiglie multiproblematiche nonché in azioni di educazione alla legalità – conclude Artale -. Si tratta di importanti esperienze di trasformazione”.