PALERMO – Le zone blu, a Palermo, non rendono o rendono meno di altre grandi città e per incrementare gli incassi l’Amat pensa alle guardie giurate. E’ questa una delle iniziative che la società partecipata del Comune sta mettendo in campo per risanare le casse, provocando non pochi malumori nella maggioranza.
Amat, incassi in crescita
Ottenuto il riconoscimento di 12 milioni di crediti dalla Regione, l’azienda guidata da Giuseppe Mistretta ha chiuso i primi sei mesi dell’anno con un utile di più di tre milioni di euro e mercoledì, vigilia di Ferragosto, il cda si riunirà per approvare i bilanci.
A crescere sono soprattutto le entrate sul fronte della vendita dei biglietti, incrementata anche grazie all’uso di 30 vigilantes di Sicurtransport a bordo dei mezzi a cui è stato affidato, tra gli altri, il compito di affiancare i controllori e vendere i ticket.
Zone blu a perdere
Un esperimento riuscito e che quindi Amat vorrebbe ripetere anche con le zone blu, uno dei servizi meno redditizi, i cui incassi riescono a coprire le spese con margini di guadagno risicatissimi. “Parliamo di un settore che generalmente, nelle aziende di trasporto pubblico, rappresenta una delle voci più redditizie – spiega Mistretta -. In Amat non succede e una gestione efficiente, per tanti motivi, è molto complicata”.
La società, che sta discutendo con il Comune il piano industriale e il nuovo contratto di servizio, vorrebbe cedere completamente la gestione delle zone blu. L’alternativa sarebbe quella di ripetere l’operazione delle guardie giurate anche degli stalli a sosta tariffata, con un altro contingente di 30 vigilantes di Sicurtransport che affiancherebbero gli attuali ausiliari del traffico che sono troppo pochi. “Ad oggi abbiamo 60 unità, di cui però solo 32 su strada – spiega il presidente di Amat – e abbiamo già deciso il passaggio a full time”.
Il progetto dei vigilantes
La collaborazione con Sicurtransport è tornata utile, per esempio, per la gestione notturna del parcheggio Mongibello; per le strisce blu inizialmente si partirebbe con un contratto di un mese e mezzo, così da testarne l’efficacia, per un costo di circa 100 mila euro che produrrebbe un incasso pari a tre volte tanto.
Un progetto che però non ha convinto tutti, specie per quanto riguarda la selezione dell’eventuale personale, provocando mugugni neanche troppo celati nella maggioranza di centrodestra, con alcuni esponenti di primo piano entrati in azione per chiedere di fermare tutto.
Negli ultimi giorni i telefoni di via Roccazzo sono diventati roventi, tanto da spingere l’azienda a prendere più tempo. “Se il Comune ci dirà che non condivide il progetto, non lo faremo – continua Mistretta – ma è chiaro che il servizio, in queste condizioni, non potrà restare in capo ad Amat che dovrà necessariamente cederlo insieme al personale”.
L’iniziativa, assicura il numero uno dell’azienda, è ancora in una fase di studio: “Abbiamo discusso di un’ipotesi che al momento è rimasta tale e non ha prodotto effetti giuridici – dice il presidente – e su cui si chiariranno tutti gli aspetti, anche relativamente al personale. Se il servizio rendesse bene, potrebbe anche coprire parte dei costi del tram. Lunedì (domani per chi legge, ndr) capiremo meglio il da farsi”.