Palermo, inchiesta sul Capodanno| Indagati comunali e imprenditori - Live Sicilia

Palermo, inchiesta sul Capodanno| Indagati comunali e imprenditori

La “battaglia” tra imprenditori per organizzare i festeggiamenti del 2013, che tanto fecero discutere, si sposta sul piano giudiziario.

PALERMO – Il Capodanno delle polemiche è finito sotto inchiesta. La “battaglia” tra imprenditori per organizzare i festeggiamenti del 2013, che tanto fecero discutere, si sposta sul piano giudiziario. Tre persone sono finite sotto inchiesta e, in gran segreto, siamo al giro di boa dell’avviso di conclusione delle indagini, preludio della richiesta di rinvio a giudizio.

Nel registro degli indagati ci sono Ferdinando Ania, dirigente del settore Attività culturali del Comune di Palermo e il funzionario Salvatore Tallarita, che facevano parte della commissione che assegnò l’organizzazione dell’evento alla società Levana di Manfredi Lombardo. I primi due sono accusati di abuso d’ufficio in concorso, l’imprenditore risponde di falso perché avrebbe autocertificato di possedere il Durc, il documento unico di regolarità contributiva senza il quale la Levana non avrebbe potuto partecipare alla gara e che in realtà, secondo il procuratore aggiunto Dino Petralia e il sostituto Daniele Paci – c’è la loro firma sull’avviso di conclusione delle indagini – ottenne solo dopo l’assegnazione.

L’inchiesta della sezione di Polizia giudiziaria del Tribunale, chiusa a metà dicembre scorso, parte dall’esposto presentato, tramite l’avvocato Gisberto Barbera, da Andrea Peria, titolare dalla Terzo Millennio, una delle società escluse l’anno scorso. Per salutare il 2013 Palazzo delle Aquile affidò l’organizzazione, praticamente all’ultimo minuto, all’associazione Levana che portò in piazza Politeama il cantante Max Gazzè con una spesa di 128 mila euro. Un lavoro, quello della commissione, assai contestato e accompagnato da polemiche.

La Terzo Millennio fece ricorso al Tar dopo che il Comune negò in parte l’accesso agli atti della gara negoziata. Così l’azienda si era rivolta alla giustizia amministrativa che le aveva dato ragione: per i giudici Palazzo delle Aquile non poteva negare l’accesso.

La scelta ricadde su Levana, dunque. Secondo la Commissione, fondamentale era stato il fatto che la società vantasse l’esclusiva dell’artista proposto. Un’esclusiva che, ha sempre contestato Peria, nell’avviso comunale non era espressamente richiesta. Nei giorni in cui le polemiche travolgevano Palazzo Ziino, sede della commissione che vagliò i progetti, il sindaco Leoluca Orlando e l’allora assessore alla Cultura Francesco Giambrone chiesero un’inchiesta interna al Segretario generale sull’operato della commissione. Come sia andata a finire non è dato sapere.

Di certo sul palco salì Gazzè e non Vinicio Capossela come proposto dalla Terzo Millennio e da altre due società arrivate a pari merito nella graduatoria di merito. Secondo gli investigatori, “il criterio del maggior vantaggio economico era l’unico parametro che avrebbe dovuto guidare la scelta della commissione fra le quattro società che avevano ottenuto tutte il massimo punteggio di merito”. Anche su questo fronte ci sarebbe stata poca trasparenza perché se è vero che il pacchetto proposto da Peria, che prevedeva l’esibizione di Capossela, costava 137 mila, contro i 128 mila della Levana. È altrettanto vero, dicono gli investigatori, che ai costi per Gazzè andavano aggiunti altri 15 mila euro di diritti Siae che, invece, la Terzo Millennio aveva incluso nella proposta.

Gli investigatori sollevano dubbi, seppure non fosse un requisito richiesto, sulla stessa esclusività visto che “l’esito della selezione favorevole alla Levana sarebbe stata comunicata ufficialmente prima che alla commissione di valutazione pervenisse l’attestazione dell’esclusività dell’artista Max Gazzè e con tre giorni di anticipo rispetto a quello di conclusione dei lavori chiuso con il verbale di acquisizione del progetto”.

E poi c’è la questione Durc. La Levana, nei giorni della gara, non ne era in possesso per una precedente inadempienza contributiva, poi sanata. Ecco perché gli inquirenti parlano di “incuranza manifesta da Ania rispetto all’evidenzia falsità delle autodichiarazioni rese da Lombardo”. La nostra redazione ha contattato gli interessati e resta in attesa di una loro replica.

LA REPLICA DI TALLARITA
“Non mi è stato notificato alcun avviso di garanzia – dice Salvatore Tallarita – ho piena fiducia nell’operato della magistratura. Attendo con serenità di essere sottoposto a un eventuale interrogatorio o rinvio a giudizio. L’articolo di Livesicilia dice che sono accusato di abuso d’ufficio, ma per quel che mi riguarda e per quanto mi compete sono un funzionario culturale. Il mio compito è progettare iniziative e valutare dal punto di vista artistico le proposte, ho applicato la norma di azione che si applica da sempre, ovvero l’articolo 57 del Codice dei contratti pubblici che prevede l’affidamento diretto per prestazione artistica, ma l’affidamento diretto non si può sempre applicare perché gli artisti hanno rappresentati territoriali. In tre avevano lo stesso artista, quindi operato così. La buona fede è dimostrata dal fatto che a tutti abbiamo dato pari punteggio. Le prestazioni artistiche non si possono affidare al maggiore offerente, ma secondo intuitu personae. Ho piena fiducia nei giudici. Tengo a precisare che, anche per l’ultimo Natale e Capodanno, abbiamo lavorato bene. Ringrazio la magistratura perché la notizia è uscita adesso e non nel pieno delle feste natalizie, sarebbe stato condizionante. La magistratura faccia le indagini opportune, attendo con serenità. Da quel che mi risulta, però, non è mai stata avviata un’indagine interna: sindaco e assessore mi esortarono ad andare avanti. Non sono mai stato richiamato dal Segretario generale, l’annuncio di un’indagine interna poi fu smentito”.


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