PALERMO – Il vecchietto si sarebbe inventato tutto. Non è vero che fu aggredito da un giovane per strada. Il giudice di pace Antonio Cutaia ha assolto l’imputato Marco Campanella, difeso dall’avvocato Roberto Mangano, dal reato di lesioni volontarie.
Sono le 11:45 di una mattina di inverno del 2018. Campanella è incolonnato con la sua auto in corso Domenico Scinà. Viene tamponato Giuseppe Barbaro, ultraottantenne. Passano alcuni giorni e l’anziano presenta una denuncia. Racconta che l’imputato gli ha tagliato la strada e non è riuscito ad evitare l’impatto fra le auto. Non solo: Campanella lo ha strattonato per il giubbotto, scaraventandolo contro la macchina, mentre urlava “non gliela faccio l’assicurazione, non è stata colpa mia”. Infine si è dileguato. L’anziano ha rimediato una lesione al menisco.
Sembra la follia di un giovane contro un vecchietto. Sembra, appunto. Campanella finisce sotto processo. Non ci sono testimoni a smentire la ricostruzione della vittima. I poliziotti, chiamati da Campanella, sono arrivati quando l’anziano era già andato via. Di quella chiamata, però, deve essere rimasta traccia. Con le indagini difensive l’avvocato Mangano scova al’audio negli archivi della centrale operativa.
Il file viene ascoltato in aula. Mentre Campanella parla con la centrale operativa si sente la voce di Barbato che urla “si pigghiasse u numero”, per poi andare via. “Se n’è andato”, urla il giovane all’operatore. Nessuna traccia dell’aggressione, la ricostruzione della vittima viene smentita.
Da qui l’assoluzione di Campanella e la condanna di Barbaro, costituito parte civile, al pagamento delle spese processuali e di un risarcimento danni in favore dell’imputato per un totale di 3.500 euro.