PALERMO – Da Palermo a Roma, saltando la Sicilia. A poco più di un mese dalle elezioni Europee, che potrebbero incidere sui rapporti di forza interni al centrodestra, la politica isolana deve fare i conti con un nuovo asse, tanto inedito quanto inaspettato, fra il sindaco Roberto Lagalla e il leader nazionale di Forza Italia Antonio Tajani.
Il manifesto di Tajani
Un feeling tenuto a battesimo nella Capitale, nella sede della fondazione De Gasperi, dove due giorni fa il ministro degli Esteri ha riunito amministratori locali, ex ministri, imprenditori ed esponenti civici per firmare il manifesto che sancisce “l’alleanza delle forze civiche moderate per il futuro del Ppe”.
Un’operazione voluta dal governatore del Piemonte Alberto Cirio e benedetta da Tajani in persona per allargare la sfera d’influenza azzurra in vista delle urne, blandendo realtà civiche e finora senza partito ma che orbitano nel centrodestra.
“Il compito di Forza Italia è di raccogliere una grande fascia di elettori che sta fra Giorgia Meloni ed Elly Schlein – ha detto Tajani al “Corriere della Sera” –. Sto costruendo la dimora del popolarismo europeo in Italia”.
La mossa di Lagalla
Tra i firmatari diversi nomi eccellenti come gli ex ministri Claudio Scajola e Carlo Giovanardi, il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro e, per l’appunto, quello di Palermo. La presenza di Lagalla non è passata inosservata e, battuta dalle agenzie, in poche ore ha provocato un piccolo terremoto dalle parti di Palazzo delle Aquile.
“C’è un’aggregazione di sindaci e di amministrazioni locali che, provenendo da esperienze di civismo, intende organizzarsi in rete, convintamente all’interno del perimetro di centrodestra, richiamandosi ai valori del cattolicesimo democratico liberali e al ruolo del popolarismo europeo – dice Lagalla -. Tutto ciò nel rispetto delle attuali e rispettive autonomie politiche ed organizzative”.
“Nessuna adesione a Fi”
“Non si tratta di un’adesione a Forza Italia ma solo di una risposta a un invito”, precisano ambienti vicini all’ex rettore ma non è un mistero che la mossa del primo cittadino abbia preso molti alleati in contropiede, forzisti siciliani in primis.
Eletto come figura terza e al di sopra dei partiti, Lagalla negli ultimi mesi si era avvicinato a Matteo Renzi grazie ai buoni uffici di Davide Faraone con cui il sindaco, l’estate scorsa, ha tenuto una riunione al Teatro Massimo che sembrava il preludio a un progetto politico vero e proprio.
Nove mesi dopo la virata verso Forza Italia, arrivata dopo gli scontri sul rimpasto di giunta che hanno visto Lagalla impegnato in un braccio di ferro proprio con gli eredi di Silvio Berlusconi.
Acqua passata, almeno a giudicare dalla firma di Lagalla sul manifesto che segna un avvicinamento con il mondo azzurro, mandando in fibrillazione il resto della coalizione.
L’irritazione degli alleati
In pochi, nel centrodestra cittadino, sapevano della mossa del sindaco che ha comunque creato più di un imbarazzo nei partiti alle prese con liste e candidature.
“Alla fine il sindaco non appoggerà nessun candidato per evitare malumori”, commenta un big della coalizione che però non nasconde la propria sorpresa: “Formalmente non è un’adesione ma è comunque un segnale di avvicinamento, arrivato per giunta in campagna elettorale”.
Mal di pancia forzisti
A storcere il naso però non sono stati solo gli alleati ma, paradossalmente, anche molti forzisti tenuti all’oscuro della manovra. Agli addetti ai lavori non è sfuggito che Lagalla ha stretto un legame direttamente con Tajani, “saltando” la mediazione del partito siciliano e del governatore Renato Schifani.
Un rapporto, quello tra Lagalla e Schifani, che negli ultimi mesi ha vissuto alti e bassi tra rimpasto e nomine di sottogoverno e che adesso potrebbe subire più di contraccolpo anche in vista delle Regionali del 2027 per le quali, a Palermo, si iniziano a scaldare i motori.