Palermo, Lagalla: nella sinistra candidato il figlio di un boss - Live Sicilia

Palermo, Lagalla: nella sinistra candidato il figlio di un boss

Il candidato sindaco del centrodestra: no al doppiopesismo. La replica di Miceli: Piraino lontano dal padre"
VERSO LE ELEZIONI
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PALERMO – “La sinistra ha candidato il figlio di un boss. Chi per settimane mi ha definito strumentalmente e velenosamente un pupo ospita nelle proprie liste il figlio di un mammasantissima, in carcere da anni per reati di mafia”. Così il candidato sindaco di Palermo del centrodestra Roberto Lagalla in una nota in cui attacca il centrosinistra.

“La questione morale declinata a questione di opportunità – continua il candidato sindaco del centrodestra -. Per alcuni la clava, per il diretto discendente di un mafioso ospitato nelle patrie galere il tappeto rosso. La miopia della verifica. Si imputa agli avversari politici un deficit di controllo –  per altro nel caso di chi è stato candidato 5 anni fa con Orlando impossibile da operare, se non da parte della sola magistratura – e poi si accetta la candidatura del figlio di un boss mafioso. Conosciuto da tutti, perché troppo chiacchierato. Insomma, il doppiopesismo, l’uso strumentale della morale definiscono una certa proposta politica, che adesso è chiamata a spiegare certe affermazioni e scelte”.

Sulla stessa questione in mattinata si era espresso il coordinatore nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani, rispondendo a una domanda, ad Agorà, sul caso dell’arresto di un candidato di FI a consigliere comunale, a Palermo. “In una lista del Pd – ha detto Tajani – c’è il figlio di un boss che sta in carcere. Io sono un garantista. Naturalmente, non ha nessuna colpa, ma se si vuole parlare di relazioni, allora, parliamo anche di questo. Purtroppo sono cose che capitano: quando si accettano le candidature e si presentano i certificati, i partiti non sanno se un candidato potrà poi commettere qualche reato durante la campagna elettorale. Su quanto accaduto a Palermo – entra nel merito Tajani – Forza Italia è parte lesa. Perché Polizzi, che peraltro non conosco, è un candidato tra i tanti, che ha avuto contatti durante la campagna elettorale con quelle persone con cui invece noi non abbiamo nulla a che fare”.

A stretto giro è arrivata la replica di Rosario Filoramo, segretario provinciale del Partito democratico. “L’onorevole Tajani deve chiarire immediatamente a quale candidato nelle liste del Pd si riferisce. Sia preciso. Altrimenti deve porgere immediatamente le sue scuse ai candidati del Pd palermitano – dice Filoramo -. Il Pd palermitano, pur non essendo obbligatorio in Sicilia visto che le norme elettorali siciliane non lo prevedono, ha richiesto a tutti candidati i certificati del casellario giudiziale, avendo fatto da sempre della trasparenza e della legalità, il cuore della propria attività politica”.

Miceli: “Nicola Piraino è un militare ed è lontano dal padre”

“Nella lista ‘Progetto Palermo’ della sesta circoscrizione è candidato il caporal maggiore capo Nicola Piraino, militare dalla carriera limpida costellata da encomi, che ha rinnegato suo padre, scelta per la quale ci vuole anche un certo coraggio e che merita la stima di tutti noi, come altri hanno dovuto fare nella storia della nostra Sicilia”.

Così il candidato sindaco del centrosinistra, Franco Miceli, replica agli attacchi del coordinatore di Fi Antonio Tajani e del candidato sindaco del centrodestra, Roberto Lagalla, che pur senza fare esplicitamente il nome di Piraino farebbero riferimento a lui quando parlano “del figlio di un boss candidato nelle liste del Pd”.

“Il nostro è un comportamento ben diverso da chi apre le porte ai condannati come Dell’Utri e Cuffaro, o da chi mercanteggia voti con i boss di Cosa Nostra – aggiunge Miceli -. La candidatura di chi, in Forza Italia e in appoggio di Lagalla, oggi cerca i voti di Cosa nostra mettendosi a disposizione dei boss è cosa ben diversa. La verità è che la destra pur di tentare di raccattare voti non guarda in faccia nessuno e che della lotta alla mafia non gli importa assolutamente nulla. È indegno tentare di mettere le due cose sullo stesso piano. Comportamento proprio di chi, con la coscienza sporca e disperato per il crollo di consenso, cerca di confondere gli elettori, che fessi non sono”.


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