Palermo: l'amministratrice di condomini, la suora e i lavori ai boss

L’amministratrice di condomini e la suora: così i boss prendevano i lavori

Dal piccolo intervento alla grande ristrutturazione. E c'è il filone degli alberghi

PALERMO – Una suora e un’amministratrice di condominio. Nel primo caso c’è il dubbio sulla sua consapevolezza, mentre per il secondo emergerebbe un chiaro quadro di connivenza. Due storie che dimostrano la capacità dei boss dell’Uditore di controllare il territorio e mettere le mani sui lavori edili. Dal piccolo intervento alla grande ristrutturazione.

Roberto Sansone, figlio del boss Giuseppe, e lo zio Agostino (entrambi arrestati nel blitz della squadra mobile) erano preoccupati per l’ingerenza di Angelo Rosario Parisi, pure lui in manette, nei lavori di ristrutturazione da eseguire in un istituto religioso di Palermo.

La “monaca” aveva inviato via e mail a Roberto Sansone il preventivo presentato dall’impresa concorrente per i lavori all’Istituto Suore del Bell’Amore in via Beato Angelico. Una tale suor Antonella era sorpresa e si giustificava di avere trovato, al suo rientro, delle mattonelle già consegnate.

Roberto Sansone spiegava al padre detenuto durante un colloquio che aveva cercato di fare valere le sue ragioni con Parisi. Anche perché la decisione non spettava alla “suora”, ma essendo “un lavoro strutturale stanno intervenendo dalla Curia”. Parisi andava fermato perché temevano che avesse un gancio alla Curia.

Ad occuparsi della faccenda sarebbe stato Agostino Sansone, divenuto nel frattempo, secondo la Procura di Palermo, il reggente della famiglia dell’Uditore. Nel marzo 2020 Parisi prese parte abusivamente ad un colloquio telefonico fra Roberto Sansone e il padre detenuto. “Ci manchi tanto”, diceva. Un modo per sgombrare il campo da ogni equivoco e, secondo gli investigatori, dimostrare fedeltà al boss detenuto.

Nelle indagini è saltato fuori il nome di un’amministratrice di condomini, definita “devota amica” dell’altro boss detenuto, Gaetano Sansone, fratello di Agostino e zio di Roberto. La donna si era lamentata con Agostino Sansone per il comportamento “apertamente intimidatorio” che il nipote aveva avuto nei confronti di un piccolo imprenditore, chiamato per un intervento urgente.

Ne era venuto a conoscenza pure Franco Bonura, altro vecchio boss finito in carcere. Si temeva che il comportamento di Roberto Sansone potesse attirare le attenzioni degli investigatori. La stessa amministratrice aveva spiegato ad Agostino Sansone che i metodi del nipote Roberto davano troppo nell’occhio.

Una volta, ad esempio, aveva allontanato gli operai che stavano riparando un balcone in un palazzo in via Leonardo da Vinci”. “Te ne devi andare da qua, perché le cose di qua della zona li faccio io”, avrebbe detto.

La mattina del 9 aprile 2021 ci fu un incontro nello studio dell’amministratrice di condomini. Si presentarono i fratelli Agostino e Salvatore Sansone. Sarebbero riusciti a convincere la donna ad assegnargli un importante appalto in uno stabile di via Beato Angelico. Non fecero particolare fatica. La donna ricordava, infatti, i suoi rapporti confidenziali con gli altri fratelli Sansone detenuti. Si conoscevano da tempo e la donna gli aveva affidato delle commesse.

Suggerì di fare pervenire un’offerta non riconducibile direttamente alla chiacchierata impresa di Giuseppe e Roberto Sansone, onde evitare che i condomini si mettessero in allarme. Per aggirare l’ostacolo fu scelta un’altra impresa di famiglia che di solito non si occupava di lavori nei condomini ma aveva “il filone degli alberghi”.

Perché i Sansone e Bonura, nonostante le condanne per mafia, di commesse se ne sono aggiudicati parecchie. Alcune grazie ad imprese intestate a prestanome, altre approfittando del fatto che i committenti non si facessero troppe domande.


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