PALERMO – Due fazioni si sono contese il potere mafioso a Brancaccio negli ultimi anni. A condizionare gli equilibri sono stati gli arresti e le scarcerazioni. Lo scorso febbraio si è aggiunto il piombo che ucciso Giancarlo Romano, uno dei boss più autorevoli del gruppo egemone.
Savoca, “l’ultimo capo”
Pochi giorni fa Squadra mobile e Sisco hanno arrestato Gaetano Savoca considerato dalla Direzione distrettuale antimafia l’ultimo capo mandamento di Brancaccio-Ciaculli. Chi è il suo successore? In un blitz dello scorso marzo in carcere era finito Giuseppe Arduino, pure lui una vecchia conoscenza degli investigatori.
Un anno fa Arduino rivendicava il suo peso mafioso parlando con Pietro Asaro, personaggio di corso dei Mille con alle spalle una condanna per mafia. Asaro ha fatto parte della fazione del boss Nino Sacco contrapposta a quella di Antonio Lo Nigro.
Per un periodo Sacco ha dettato legge, l’arresto del 2011 ha cambiato le cose. Asaro se ne rammaricava soprattutto per il trattamento che gli sarebbe stato riservato durante la detenzione. Non era andata meglio una volta finita di scontare la pena. Sostanzialmente, così diceva, lo avevano messo da parte.
La fazione di Lo Nigro
L’uomo di punta di Lo Nigro è stato Giancarlo Romano. Il solido legame fra i due era già emerso nel 2018. C’era Romano alla guida della macchina con cui Lo Nigro, dopo avere finito di scontare una condanna in Olanda, stava rientrando con documenti falsi. Li fermarono lungo l’autostrada del Sole non lontano da Frosinone.
Era latitante da un anno perché aveva violato la misura di prevenzione personale. Già in passato in passato si era reso protagonista di una fuga rocambolesca. Lo Nigro si era nascosto in Calabria. Lo scovarono a Siderno, in provincia di Reggio Calabria, ma nel 2008 riuscì a fuggire mentre prendeva il sole in un lido. Un anno dopo, a marzo 2009, i carabinieri lo arrestarono in un elegante appartamento nel centro di Bagheria.
Nel 2011 era stato condannato a tredici anni e quattro mesi, ma nel 2013 la sentenza fu ribaltata e arrivò l’assoluzione. Nel 2022 il nuovo arresto. I pentiti Francesco Colletti di Villabate e Filippo Bisconti di Belmonte descrissero il suo ruolo nei traffici di droga. Nessuno come lui sarebbe stato in grado di fare giungere a Palermo chili e chili di cocaina.
Sua nonna è Agata Tagliavia, sorella di Pietro Tagliavia, boss storico della famiglia di Corso dei Mille che fa parte del mandamento di Brancaccio. Il cugino Cosimo Lo Nigro, ergastolano, fu incaricato di procurare l’esplosivo per la strage di Capaci e fece parte del commando che uccise don Pino Puglisi.
Antonio Lo Nigro era l’uomo di fiducia di Andrea Adamo, reggente di Brancaccio, arrestato insieme a Salvatore e Sandro Lo Piccolo, nel covo di Giardinello. Tutto torna visto che Adamo è cognato di Gaetano Savoca.
Nino Sacco è libero
Della fazione egemone che faceva capo a Lo Nigro sono tutti in carcere. È tornato liberto invece Nino Sacco dopo avere scontato 13 anni e mezzo di carcere. Così come Giuseppe Faraone che era stato suoi coimputato assieme ad Arduino e Cesare Lupo (che sta scontando una condanna a 20 anni). Erano loro a comandare a Brancaccio, feudo dei fratelli Graviano.
I boss stragisti scelsero il loro successore dopo essere finiti in carcere all’inizio degli anni Novanta. Toccò a Giuseppe Guttadauro, u dutturi, che tramite il figlio Mario Carlo è rimasto in contatto con Savoca fiono al giorno del suo nuovo arresto nel 2022. Guattaduro è stato condannato a cinque anni. Presto sarà di nuovo libero.
Gli altri scarcerati
Brancaccio è un mandamento dove si concentra un alto numero di scarcerati. Tra questi gli imputati condannati in un processo azzerato per una questione procedurale. Sono scaduti i termini di fase e assistono a piede libero al dibattimento di appello Giovanni Lucchese, detto Johnny, Claudio D’Amore, e Giuseppe Caserta.
Nello stesso mandamento hanno finito di scontare la pena Giuseppe Gambino, Giovanni Asciutto, Cosimo Fabio Lo Nigro. Libero è anche Giuseppe Giuliano, soprannominato “Folonari”.
“Gli è stato detto tempo fa, quando è sceso il dottore di preoccuparsi della sua zona…”, diceva Giuseppe Greco, che per un periodo è subentrato nella reggenza al cugino Leandro Greco, detto Michele, in segno di rispetto nei confronti del nonno, il ‘papa’ di Cosa Nostra.
Condannato, ma libero
Qualcuno stava provando, nel gennaio 2020, a rivendicare maggiore potere. Quel qualcuno sarebbe stato “Folonari” che pochi giorni fa è stato condannato a 13 anni e 4 mesi in appello dopo essere stato assolto in primo grado.
Il potere passa dai soldi che si accumulano con la droga e il controllo delle scommesse. A volte per vengono dal passato e magari sono rimasti nascosti chissà dove senza che nessuno li reclamasse. Poi un giorno succede che qualcuno torni a battere cassa come sarebbe successo con Savoca nei confronti del costruttore Giovanni Ienna.