PALERMO – Chissà se in questo girotondo di milioni fra banche svizzere, imprese brasiliane, società cinesi e prestanome a Singapore non ci sia pure un rivolo che porti fino all’ultimo dei padrini latitanti.
Una suggestione, una speranza ma è inevitabile quando si parla di Giuseppe Calvaruso che scatti l‘associazione con Giovanni Motisi.
Gavetta mafiosa
Quando non era ancora un pezzo grosso nel mandamento mafioso di Pagliarelli Calvaruso aveva mostrato la sua affidabilità nel più delicato dei compiti: la gestione della latitanza di Motisi, prima che il “pacchione” (così viene soprannominato il padrino) sparisse nel nulla.
Calvaruso si dava un gran da fare per offrire copertura a Motisi, in fuga dal 1998. Una volta la moglie del latitante fu vista entrare nel negozio di fiori “La Violetta”, allora gestito da Vincenzo Cascino in via Maqueda. La macchina di Cascino fu riempita di microspie. Nel maggio del 2002 il fioraio fu arrestato assieme a Calvaruso.
“Caro zio…”
Le famiglie di Calvaruso e Motisi erano molto legate. “Cara zia e zio come state? Spero bene anzi benissimo. Mi mancate molto ma saprò aspettare: sicuramente ci sarà il giorno in cui ci rivedremo sarà un giorno di felicità sia per voi che per noi, basta avere fede in Dio”: così scriveva, rivolgendosi anche al latitante, la sorella di Calvaruso.
Anche quest’ultimo il 3 giugno 2002 sfuggì all’arresto, ma la sua fuga durò pochi mesi. Nel 2006 finì di scontare una prima condanna.
Facendo lo screening alla sua vita gli investigatori arrivarono alle ultime notizie certe sulla presenza in Sicilia di Motisi. In particolare in una casa in contrada a Casteldaccia e in via Enrico Toti, poco distante dall’Università di Palermo.
“Gli unici che ci andavamo eravamo io e lui…”, diceva nel 2016 Calvaruso di se stesso e di Cascino riferendosi alla frequentazione con il latitante.
In italia o all’estero?
Legato a Motisi ma anche vicino a Settimo Mineo, che ha presieduto la riunione della cupola convocata nel 2018 in una casa a Baida, ma anche a Gianni Nicchi e Vincenzo Giudice, reggenti pure loro del mandamento, era scontato che Calvaruso prendesse in mano il potere.
I pentiti hanno riferito che fu lo stesso Mineo a sceglierlo come suo erede. “Ora il corto deve entrare… non c’è nessuno, gli tocca. Gli serve il ricambio”, dicevano di lui.
Del “pacchione” qualche tempo fa la polizia ha diffuso nuovo identikit. Motisi è vivo, anche se qualcuno negli anni ha messo in giro la voce che fosse morto. Si trova in Italia o all’estero?