PALERMO – La richiesta di pena è pesantissima. L’architetto Giuseppe Tuzzolino rischia sette anni di carcere per calunnia e falsa testimonianza nei confronti di Patrizia Monterosso. La richiesta di condanna è stata avanzata dal pubblico ministero Francesca Dessì della Direzione distrettuale antimafia di Palermo. Mafiosa, tangentista e massone: Tuzzolino aveva tracciato un profilo nerissimo del direttore generale della Fondazione Federico II ed ex segretario generale della Regione.
Pagine e pagine di verbali bollati come falsi. Nell’agosto 2016 Tuzzolino (già condannato in un altro processo) parlò dell’esistenza di una loggia massonica a Castelvetrano che incassava il 5 per cento su ogni impianto fotovoltaico realizzato nel Trapanese. I soldi sarebbero finiti in tasca a Monterosso che avrebbe fatto da mediatore fra la massoneria trapanese e l’ex presidente della Regione, Raffaele Lombardo.
L’architetto definiva Monterosso “una nostra sorella in massoneria e si occupava degli interessi di tutti i componenti della Loggia La Sicilia. Si è occupata di far comunicare la massoneria di Trapani con Raffaele Lombardo, ad esempio nell’interesse della società Vento Divino, di Nicastri, poi sequestrata”. Vito Nicastri, imprenditore del fotovoltaico di Mazara del Vallo, ha subito prima il sequestro e poi la confisca di un patrimonio miliardario. Secondo il racconto di Tuzzolino, Monterosso si faceva pagare con gioielli Cartier e orologi Rolex.Monterosso ha denunciato Tuzzolino affidandosi all’avvocato Roberto Mangano.
Il nome di Tuzzolino finì coinvolto in un’inchiesta giudiziaria nel 2013. Era al centro del malaffare che ruotava attorno al rilascio di una sfilza di concessioni edilizie nel comune di Palma di Montechiaro. Dopo il carcere, l’architetto trentacinquenne patteggiò una condanna e iniziò a parlare con i pubblici ministeri agrigentini. I suoi racconti trovarono riscontri. Poi alzò il tiro.
Alcuni investigatori lo ritennero “inattendibile”, addirittura “fantasioso”. Secondo altri, però, era giusto battere tutte le piste. Ciò che diceva Giuseppe Tuzzolino andava riscontrato punto per punto. E si arrivò allo scontro fra pubblici ministeri in Procura, a Palermo. Quando l’architetto-collaboratore di giustizia alzava il tiro diventava impossibile verificare se dicesse o meno la verità. Nei suoi racconti anche il mancato ritrovamento di un hard disk con le fotografie di Matteo Messina Denaro nella cassetta di sicurezza dell’appartamento che Tuzzolino aveva preso in affitto a New York.
I pm di Palermo avevano chiesto per scrupolo ai poliziotti americani di controllare. Nulla, la casa era stata affittata ad altri e dell’hard disk non c’era traccia. Una storia affascinante, ma impossibile da verificare, visto che Tuzzolino aveva lasciato l’appartamento nel 2012. In Procura, però, c’era chi riteneva possibile che il latitante si fosse lasciato fotografare in Spagna, Jugoslavia e Svizzera dove l’architetto sosteneva di averlo incontrato. Così come aveva pure raccontato delle apparizioni del padrino di Castelvetrano nel corso di alcune riunioni massoniche.
Il tema dei legami con la massoneria è tornato di attualità con l’arresto di Matteo Messina Denaro. Di recente Tuzzolino, ormai ex collaboratore di giustizia, ha riferito di avere incontrato un fratello massone, che si faceva chiamare Nicolò Polizzi. Un uomo rispettabile, originario di Castelvetrano, che aveva fatto fortuna in Brasile. Era Matteo Messina Denaro.