Palermo, l'omicidio del boss alla Zisa: "Sono stato io", poi il silenzio

Palermo, l’omicidio del boss alla Zisa: “Sono stato io”, poi il silenzio

Il luogo dell'omicidio di Giuseppe Incontrera
L'imputato non fa dichiarazioni a sua discolpa

PALERMO – Prima di dichiarare chiusa l’istruttoria dibattimentale l’imputato chiede di fare dichiarazioni spontanee. Ci si aspetta che aggiunga elementi nuovi ed invece Fabio Fernandez (l’udienza si è svolta alcuni giorni fa) si limita a dire: “Sono stato io” ad uccidere il boss Giuseppe Incontrera a fine giugno 2022. Reo confesso, dunque. Senza aggiungere alcun elemento a sua discolpa, a cominciare dall’eventuale provocazione. Si è parlato dei metodi violenti della vittima, delle liti che c’erano state in precedenza, ma Fernandez nulla dice.

Nessun cenno alla sfilza di episodi di cui parlavano i parenti di Incontrera senza sapere di essere intercettati. La moglie Maria Carmelina Massa e il figlio Salvatore, l’altra figlia Noemi e la cognata Rita Massa, la notte successiva all’omicidio, ricordavano quella volta in cui Incontrera “l’ha mandato a chiamare e si sono spaventati… ma tu il motivo che nomini sempre a me, Giuseppe, Giuseppe, Giuseppe…”. Parlavano di “quattro boffe” e “un colpo di legno”. “Te la sei meritata, in quel minuto stai zitto perché te la sei meritata che ti rompo la testa”, dicevano.

Non avevano dubbi che “quel catu di munnizza (secchio di spazzatura, ndr) non l’ha digerita e gli hanno fatto questa parte”. Ed ancora di quella volta in cui “lui (Incontrera ndr) gli ha alzato le mani ai suoi figli… so che gli ha dato un colpo di casco a questo…. Mio marito gli ha alzato le mani a suo figlio al figlio ru siccu… qualche boffa”.

I familiari di Incontrera sostenevano che i Fernandez non erano ben visti: “… ma tu lo sai che cosa ha fatto suo figlio ad un cristiano di 80 anni, gli ha dato un cazzotto e l’ha buttato a terra pieno di sangue la settimana scorsa, gli ruba il motore”; “Prendeva le persone vecchie a colpi di mazza… sangue dal naso li buttava a terra e mio cognato andava da lui per rimproverare suo figlio la prima volta, la seconda volta, la terza volta, la quarta volta… senza mai Dio certe volte venivano glielo fanno trovare qualche giornata dentro un sacco a questo picciutteddu”.

Riferirono di colpi di pistola “sparati alla macchina del figlio” e di qualcuno che “aveva combinato un inferno da quando che è uscito questo u russu (soprannome di un amico di Fernandez ndr) … si infilavano dalle finestre dentro le case delle persone ma ti dico c’era un macello”. La conclusione dei parenti di Incontrera era amara: “Un fango come questo si doveva mangiare un leone”.

Una serie di episodi, dunque, precedette l’omicidio di Incontrera. Ed è su questo punto che potrebbe puntare la difesa dell’imputato, rappresentata dall’avvocato Salvatore Ferrante. La pianificazione del delitto, al culmine di contrasti, sarebbe cosa ben diversa della premeditazione. Fernandez però ha scelto il silenzio: “Sono stato io”, si è limitato a dire. Si torma in aula a dicembre: requisitoria, arringa difensiva e verdetto.


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