PALERMO – La strada era al confine tra due mandamenti mafiosi. Lo sapeva bene Antonino Graviano, arrestato nel 2019. Per evitare la contesa sul pizzo andò a bussare ai vicini di San Maria di Gesù. Non aveva fatto i conti con la denuncia dell’imprenditore edile.
Il recente blitz dei carabinieri del Ros ha svelato gli interlocutori di Graviano, figlio di un cugino dei boss stragisti di Brancaccio.
L’imprenditore stava ristrutturando la facciata di un palazzo in largo Ferdinando Lionti, un piazzale a cui si accede da via Oreto ma anche da via Francesco La Colla, non lontano da via Buonriposo. Da qui il posizionamento al centro dei due mandamenti.
Graviano fece più volte visita in cantiere. Non trovando il titolare avrebbe minacciato gli operai. Ebbero paura, tanto da rassegnare le loro preoccupazioni al datore di lavoro.
Volevano disertare. In almeno due occasioni, prima di giungere in largo Lionti, Graviano era prima passato da Guercio e Mancino.
Secondo la ricostruzione della Direzione distrettuale antimafia, sarebbe andato a chiedere il permesso visto che la ditta aveva sede a Brancaccio, ma in quel momento stava lavorando in una zona di confine.
A chiudere la partita, e a porre fine alla paura dei suoi dipendenti, ci pensò l’imprenditore che decise di denunciare l’uomo del pizzo.