Palermo, l'arresto dei Fontana: la mafia e il lusso a Milano

Mafia, Rolex e carcere: Milano-Palermo, la vita dei Fontana

La gioielleria dei Fontana a Milano
L'arresto dei fratelli dopo la condanna

PALERMO – Il verdetto ribaltato e la condanna rappresentano solo l’ultima tappa della vita spericolata dei fratelli Fontana arrestati a Milano dopo il verdetto emesso dalla Corte di appello di Palermo. È nel capoluogo lombardo che hanno avevano trasferito residenza e affari ormai da anni.

Nella loro parabola hanno conosciuto il carcere, anche quello duro del 41 bis riservato ai capimafia, ma anche per certi versi inaspettate assoluzioni. Come quella nel processo di primo grado che due anni fa aveva visto cadere la più pesante accusa di associazione mafiosa. Significò l’immediata scarcerazione dopo quasi due anni trascorsi in carcere.

Ed invece due giorni fa, lunedì 14 ottobre, quando era ormai notte, i finanzieri del Nucleo speciale di polizia valutaria sono andati a bussare nelle loro case di Milano per arrestarli.

Dopo la condanna in appello la Corte ritiene che ci sia il pericolo di fuga alla luce dei legami “mai recisi” con la famiglia mafiosa dell’Acquasanta di Palermo e la forza economica che potrebbe consentirgli fuggire all’estero.

Due anni fa le indagini patrimoniali li hanno inseguiti e raggiunti anche in Lombardia dove avevano iniziato a vendere Rolex. Un solo orologio tra i tanti prima sequestrati e poi confiscati valeva 150 mila euro. Assieme ad altri gioielli e gemme purissime faceva schizzare a oltre due milioni il valore dei beni sottratti a Gaetano Fontana dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo.

Figli di Stefano, reggente della famiglia mafiosa palermitana dell’Acquasanta e oggi deceduto, Gaetano aveva ricevuto dal padre il bastone del comando. Dal 2010, dopo avere finito di scontare una condanna per mafia, era sottoposto alla sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno a Milano. Ed è a Milano che aveva aperto, al civico 8 di via Felice Cavallotti, la gioielleria “Luxury Hours”.

Gaetano Fontana disse di volere collaborare con la giustizia, di aver scelto di cambiare vita, mettendo sul piatto nuovi beni e persino novità sulle stragi di mafia. I pm però non gli hanno creduto, soprattutto quando ha negato il suo ruolo nella mafia fino al giorno del suo nuovo arresto nel 2020.

Mafioso lo era stato, ma solo in passato come raccontò in un verbale del 2021 ricco di particolari. Negò anche il coinvolgimento del fratello Giovanni, scontrandosi con il cugino Giovanni Ferrante a cui invece è stata assegnata la patente di attendibilità.

Ed invece in primo grado arrivò l’assoluzione. Secondo il giudice del primo grado i fratelli Gaetano e Giovanni Fontana non avevano dato recente prova di essere mafiosi dell’Acquasanta. E non bastava che lo fossero stati in passato per condannarli.

La Procura impugnò la sentenza, la Corte di appello gli ha dato ragione. Dopo la condanna i Fontana sono stati arrestati a Milano dove furono intercettati mentre parlavano di documenti di cui liberarsi in fretta.


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