Palermo mio, che ti è successo? - Live Sicilia

Palermo mio, che ti è successo?

di ACQUADICIELO “Grande è la confusione sotto il cielo quindi la situazione è eccellente”. Questo famoso detto di Mao tse tung riassume solo in parte la situazione attuale in casa rosanero. Perché se è vero che dalle nostre parti la confusione regna sovrana, noi tifosi non possiamo certo dire che la situazione sia foriera di buoni propositi.
La lettera
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di ACQUADICIELO “Grande è la confusione sotto il cielo quindi la situazione è eccellente”. Questo famoso detto di Mao tse tung riassume solo in parte la situazione attuale in casa rosanero. Perché se è vero che dalle nostre parti la confusione regna sovrana, noi tifosi non possiamo certo dire che la situazione sia foriera di buoni propositi. Ma cosa è successo sotto questo cielo che fino a pochi mesi fa colorò di rosanero nientedimeno che i tramonti sul Colosseo?

La confusione è innanzitutto tattica. Una squadra che da diversi anni, dai tempi di Ballardini, ha trovato la quadratura del cerchio giocando con una difesa a quattro, supportata dal dinamismo costante di Cassani e Balzaretti, con un centrocampo in cui l’imperituro sacrificio di Nocerino e Migliaccio consentiva alla classe di Liverani prima e di Pastore poi di far fluire il gioco per accendere i lampi di Miccoli o di Ililic o di Pinilla, oggi è costretta a cambiare pelle e sincronismi in maniera fin troppo radicale. C’era qualcosa da sistemare in campo per correggere qualche difetto evidente, ma solo a livello di uomini per migliorare l’organico e renderlo capace di esprimersi con continuità e di resistere alle intemperie di un campionato lungo e difficile. Insomma quel Palermo quando entrava in campo sapeva benissimo cosa fare e quella certezza era una gioia per gli occhi e il cuore dei tifosi che amavano identificarsi con quei colori e con le facce oneste e pulite di Rossi, di Nocerino, di Balzaretti, di Migliaccio, che si inebriavano per i tunnel e i ricami di Pastore, per le sfrontate magie di Miccoli e l’ardore leonino di Pinilla. Bastava poco per confermare tutto ciò di buono che si era costruito negli ultimi due anni: un paio di buoni difensori per sostituire le scartine e i giovani imberbi che c’erano in panchina, e qualche puntello per il centrocampo per consentire a Migliaccio e Nocerino di respirare senza temere il tracollo.

Invece Zamparini ha nuovamente azzerato tutto con delle motivazioni pretestuose e oggi ammiriamo, si fa per dire, una squadra costretta a cambiare assetto e manico senza un motivo plausibile con tutte le conseguenze del caso. Il Palermo che abbiamo visto finora, infatti, di identità e di idee chiare non ne ha neanche l’ombra. Contro il modesto Thun, al di la del risultato, abbiamo visto una squadra che gioca in un modo provinciale e subordinato con un caotico tentativo di pressing sul possesso palla degli avversari e senza nessuna idea quando c’è da iniziare l’azione. Il risultato è stato quello di rendere irriconoscibili giocatori che fino a pochi mesi fa erano un simbolo e che adesso non si ritrovano a indossare un abito che non è tagliato su misura per loro. Certo siamo ancora agli inizi e tutti ci auguriamo che Pioli riesca a far uscire il Palermo dalle nebbie dell’inconcludenza in cui è entrato, magari proponendo il suo credo e il suo calcio e non quello dettato dal presidente.

C’è anche un aspetto psicologico da considerare. Cambiare sempre disorienta sia i giocatori che si sentono sempre e solamente di passaggio, sia i tifosi che non appena incominciano a identificarsi in qualcosa vedono spazzata via ogni certezza. Se in quella famosa notte all’Olimpico Zamparini fosse entrato in campo ad abbracciare Delio Rossi in lacrime davanti a quei meravigliosi tifosi noi il nostro scudetto lo avremmo gia vinto. Uno scudetto che si chiama anima rosanero e che oggi sembra scivolare via tra le pieghe e le difficoltà dell’ennesima rivoluzione.


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