Palermo: attesa per l'autopsia di Simona Cinà, morta a Bagheria

La morte di Simona a Bagheria e le indagini, si cerca la verità nell’autopsia

La tragedia e l'appello dell'amica

PALERMO – Dopo gli esami radiologici, domani sarà la volta dell’autopsia sul corpo di Simona Cinà, la pallavolista ventenne trovata senza vita nella piscina di una villa a Bagheria. Sarà eseguita all’istituto di Medicina legale del Policlinico di Palermo, dove già ieri i quattro consulenti tecnici nominati dalla Procura di Termini Imerese, che indaga per omicidio colpo contro ignoti, hanno effettuato i primi accertamenti per stabilire le cause del decesso.

I familiari: “Aspettiamo l’autopsia di Simona”

L’esame autoptico, durante il quale saranno eseguiti anche i test tossicologici, sarà fondamentale per capire cosa sia successo alla ragazza, morta in circostanze misteriose mentre stava partecipando a una festa di laurea. “Aspettiamo l’autopsia”, hanno ribadito i familiari ieri, dopo essere stati convocati in caserma dai carabinieri: “Solo questi esami chiariranno la dinamica e cosa possa essere successo quella notte – ha dichiarato il fratello maggiore della giovane, Gabriele -. Questo incontro è stato chiarificatore e sicuramente ci ha rasserenato, perché ci fa capire che il supporto della procura e dei carabinieri c’è ed esiste”.

La ricostruzione della procura

Nei giorni scorsi, a distanza di poche ore dalla tragedia, i familiari avevano avanzato diversi dubbi su quanto accaduto dopo il ritrovamento della ragazza senza vita, ma una nota ufficiale della Procura di Termini Imerese ha poi fatto chiarezza, puntualizzando diverse circostanze: i pm hanno smentito una serie di ricostruzioni che si riferivano al tentativo di ripulire l’area della festa.

La festa di laurea e la tragedia

Il party era stato organizzato in una villa che si trova al confine tra le frazioni di Aspra e Mongerbino. Una struttura vista mare e con piscina, attualmente in vendita e affittata per organizzare eventi. Lì, un’ottantina di giovani si sono ritrovati venerdì sera, 1 agosto, per festeggiare due neo laureati, ragazzi legati a Simona dalla pallavolo, sport che praticava sin da piccola.

“Indicibile il dolore da parte di tutta la nostra associazione, dove ha mosso i primi passi, fino a diventare coach – hanno detto dalla Capacense Volley -. Siamo increduli, scioccati, attoniti. Abbiamo aspettato, ma purtroppo l’incubo non è svanito. Grazie Simo per il tuo impegno, per la tua presenza e dedizione. Grazie per avere fatto parte della nostra famiglia nella quale resterai per sempre”.

“Viveva per lo sport”

Un dolore che in questi giorni ha manifestato in ogni modo il mondo della pallavolo palermitano, dove in tantissimi conoscevano la ventenne per la sua passione per lo sport. “Era la sua vita, se avesse potuto si sarebbe allenata sempre – ha detto anche l’ex fidanzato, Francesco Tilotta -. Simona non beveva, non assumeva sostanze, era una sportiva e teneva molto alla forma fisica e alla salute. Amava il beach volley, ma non solo”.

I ragazzi che hanno tentato di rianimarla

La ragazza praticava infatti anche skateboard e surf, amava cantare, suonava la chitarra. E nel frattempo lavorava in un locale in provincia, a pochi chilometri dalla sua Capaci. Passioni che si sono spente insieme a lei quella notte, quando è stata trovata sul fondo della piscina, intorno alle 4, come la stessa procura ha ricostruito, puntualizzando, in base alle testimonianze, che “almeno due ragazzi si sono tuffati per provare a rianimarla”. Tentativi caduti nel vuoto.

L’appello dell’amica: “Chi non sa nulla taccia”

Quella sera, con la ventenne c’era una delle più care amiche, Francesca Evola, andata via poco dopo le 3, quando Simona ancora ballava e si divertiva con gli amici. Sui social la ragazza ha scritto un lungo post per lanciare un appello: “Ho letto tanto in questi giorni e continuo a leggere. Gente che parla senza sapere, che si permette di commentare, di puntare il dito, di giudicare. Gente priva di sensibilità, che ha deciso di riversare la propria ignoranza su chi, come me, ti voleva bene davvero. A questi chiedo di tacere”.

La verità nell’autopsia di Simona

“Dovete stare zitti – prosegue – Per rispetto. Per dignità. Per umanità. Perché una ragazza se n’è andata. E tutto quello che serviva era il silenzio. Rabbia. Tanta. Che prende il sopravvento ogni volta che chiudo gli occhi. Rabbia per non averti più. Rabbia per non poter fare più niente. Rabbia per chi ha cercato colpevoli tra chi ti voleva bene, tra chi ti era accanto ogni giorno. E rabbia anche con me stessa. Perché non faccio altro che chiedermi: “E se fossi rimasta un po’ di più? E se avessi notato qualcosa? E se…?” Ma non ci sono risposte”. Risposte che anche la famiglia di Simona vuole con tutte le proprie forze: ora si cerca la verità nell’autopsia.


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