PALERMO – Il Palermo calcio non fallisce. Il tribunale ha respinto l’istanza avanzata dalla procura.
Il collegio presieduto da Giovanni D’Antoni, dal giudice relatore Giuseppe Sidoti e dal giudice anziano Raffaella Vacca ha accolto la tesi della società rosanero che aveva contestato il consulente dell’accusa secondo cui, c’erano debiti per oltre 60 milioni di euro e il bilancio era falsato da una stima sovradimensionata del marchio. Il presidente Giovanni Giammarva, scelto da Maurizio Zamparini come figura di garanzia, e gli avvocati Francesco Pantaleone, Francesco Paolo Di Trapani si sono sempre definiti certi della solidità economica del club.
“Le approfondite argomentazioni presentate nel corso della relazione sono, a giudizio del collegio, obiettivamente conducenti rispetto all’insussistenza di uno stato d’insolvenza attuale di Us Città di Palermo”.
I periti nominati dal Tribunale così scrivevano per replicare alle deduzioni della Procura. Nella relazione conclusiva, i tre esperti Daniele Santoro, Saverio Mancinelli e Angelo Paletta confermano che “le analisi di valutazione del rischio, anche portando all’estremo le ipotesi di stress test sulla realizzabilità del credito verso Alyssa, non fanno intravedere nel breve periodo una situazione irreversibile che non possa razionalmente essere fronteggiata mettendo in atto adeguate azioni di gestione delle eventuali tensioni finanziarie”.
La vicenda Alyssa è il cuore dell’indagine. Nel 2016 l’Us Città di Palermo ha venduto tutte le partecipazioni di Mepal (Merchandising Palermo) alla lussemburghese Alyssa riconducibile alla famiglia Zamparini. Il prezzo è stato fissato a 40 milioni di euro, ma la società acquirente non aveva onorato la prima rata, scaduta il 30 giugno 2017. Nelle scorse settimane, però, era arrivato un pagamento da 11 milioni e mezzo. Secondo i pm, però, non bastava a sistemare le cose. Per la Procura la situazione economica del Palermo è ancora critica perché non c’è certezza alcuna che Alyssa riesca a salare il debito residuo di 28 milioni e mezzo di euro. Alyssa, insomma, non avrebbe le risorse per onorare le rate.
I consulenti hanno valutato lo scenario che si profilerebbe in caso di mancato pagamento alla scadenza del 31 maggio 2018: “L’Us Città di Palermo, attivando solo la garanzia reale a proprio favore, rientrerebbe comunque nella disponibilità del 100% della partecipazione in Mepal srl e senza tenere conto della possibile ulteriore escussione della garanzia fideiussoria rilasciata da Gasda (altra società del Gruppo Zamparini, ndr)”. Ed ancora: “L’effetto monetario deve ragionevolmente tenere conto della possibilità che la società possa collocare sul mercato nel medio‐lungo periodo la partecipazione in Mepal srl”.
E poi ci sarebbe sempre la possibilità di “accadimenti positivi legati alla promozione alla serie superiore” o di “ripianare il deficit di cassa attraverso il disinvestimento parziale del parco giocatori”.
Le difficoltà economiche sono innegabili, sia attualmente che in prospettiva futura, ma non è detto che il Palermo Calcio non riesca a fronteggiare la situazione economica. Ecco il cuore della motivazione con cui il Tribunale ha respinto l’istanza di fallimento della Procura. Il modo centrale è la vendita di Mepal, società che gestiva il marchio, ad Alyssa. È vero, dicono i giudici, che il Palermo ha finora incassato una sola rata da 11 milioni e mezzo di euro, mentre le successive sono state posticipate. Ciò significa, al contempo, che il credito è ancora in corso. In ogni caso, qualora la lussemburghese Alyssa, non dovesse riuscire a onorare le rate il Palermo rientrerebbe comunque in possesso del marchio integralmente.
Ed ancora: nessuno degli indicatori della Procura della Repubblica evidenziano, secondo i giudici, uno stato di decozione della società. Molto Dipenderà dai pagamenti di Alyssa e, lo sottolineano i giudici, dal raggiungimento dei risultati sportivi. Insomma, la promozione appare decisiva per il futuro economico dei colori rosanero.