Palermo, omicidio Paolo Taormina: tutto pianificato da Maranzano?

L’omicidio di Paolo Taormina: l’ipotesi del delitto d’onore non regge

I fiori per Paolo Taormina davanti al locale
Il finto movente farebbe parte di un piano

PALERMO – Un mese e mezzo dopo l’omicidio di Paolo Taormina davanti al pub di famiglia si sgretola l’ipotesi che Gaetano Maranzano lo abbia assassinato per una questione d’onore.

Era stato l’assassino reo confesso a sussurrare la pista nel corso dell’interrogatorio di garanzia. Disse di avere fatto fuoco perché il giovane lo aveva guardato con aria di sfida all’esterno del locale a pochi passi dal teatro Massimo. Lo avrebbe riconosciuto perché qualche tempo prima la vittima ventunenne aveva rivolto degli apprezzamenti sui social alla ex moglie.

Sarebbe una ipotesi che non sta in piedi. Non emerge dall’analisi dei cellulari, né dalle dichiarazioni dei protagonisti. Probabilmente Maranzano ha tirato fuori questa storia per costruire un movente, una sorta di giustificazione per un gesto ingiustificabile.

Avrebbe orchestrato un piano. Dopo l’omicidio è andato a casa della madre, allo Zen, da un amico a cui ha consegnato le pacchiane collane che indossava al momento dell’omicidio e infine all’Uditore dove l’ex moglie viveva con la figlia. Qui è stato arrestato. La donna è stata trasferita in una comunità lontano dalla Sicilia su ordine della Procura per i minorenni che ha chiesto la decadenza della potestà genitoriale per il padre.

mafia Zen
Gaetano Maranzano, arrestato per l’omicidio di Paolo Taormina

Perché Maranzano ha ucciso Taormina?

Se non è questo, dunque, il movente allora cosa è accaduto? Le indagini dei carabinieri, coordinati dai pubblici ministeri Maurizio Bonaccorso e Ornella Di Rienzo, proseguono. I motivi sembrano comunque futili, legati a qualcosa che deve essere accaduto nei giorni precedenti al delitto. Forse ad una precedente lite avvenuta nel locale. Le indagini proseguono per scoprire se sia trattato di un gesto d’impeto o di un agguato premeditato.

Nessuno finora ha fornito indicazioni utili alle indagini. Alcuni giovani dello Zen, amici di Maranzano, sono finiti sotto inchiesta per avere reso false dichiarazioni ai pubblici ministeri. Per alcuni si valuta l’ipotesi del favoreggiamento.

La rissa e il colpo di pistola: “Faceva lo scaltro …”

Neppure il giovane picchiato all’esterno del locale ha spiegato perché lo avessero preso a botte. Botte vere, avvenute poco prima dell’omicidio. Lo hanno schiaffeggiato, inseguito e preso a calci. Potrebbe essere stato un pretesto per attirare l’attenzione del giovane, farlo uscire all’esterno del locale e sparare. Un gesto fulmineo quello di Maranzano. Nel video acquisito dagli investigatori si vede l’assassino sorprendere alle spalle Taormina, ucciso con un colpo di pistola alla testa. “Faceva lo scaltro e gli ho sparato”, ha detto l’assassino.

Anche sulla pistola proseguono le indagini. Al momento dell’arresto Maranzano ha consegnato l’arma con cui dice di avere sparato. Perché consegnare un’arma diversa da quella realmente usata? Forse per nascondere un precedente utilizzo?


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