PALERMO – Il passante ferroviario di Palermo si farà, con o senza Sis. A una settimana dalla dichiarazione choc del colosso iberico-piemontese, che ha annunciato ai sindacati lo stop ai cantieri da oltre un miliardo di euro e il licenziamento degli operai, le Ferrovie dello Stato rompono il silenzio e avvertono l’azienda: l’opera va completata a ogni costo e, se la Sis non lo farà, dovrà pagarne le conseguenze.
In un incontro con la stampa, indetto dal direttore investimenti al Sud Roberto Pagone e dal responsabile progetti su Palermo Filippo Palazzo, Rfi detta la linea e lancia un messaggio preciso ai palermitani: il passante sarà completato, cacciando lo spettro di un’enorme incompiuta. “Noi ci auguriamo che la situazione torni alla normalità e che la Sis continui i lavori – dice Pagone – ma vogliamo rassicurare i cittadini: il passante si farà, anche se a completarlo dovesse essere un’altra ditta”.
La vicenda a tratti si tinge anche di giallo. Giovedì scorso la Sis ha convocato i sindacati per comunicare l’ampliamento delle procedure di licenziamento: secondo i sindacati, l’azienda avrebbe aggiunto di voler fermare i lavori per problemi economici. Un annuncio che ha colto di sorpresa soprattutto Rfi, che il giorno ha inviato una intimazione a riprendere i lavori, divenuta perentoria il lunedì successivo: ripresa entro 20 giorni. Ieri c’è stato un vertice Sis-Rfi e il consorzio ha messo nero su bianco che invece si è trattato di un “equivoco”: mai l’impresa avrebbe detto di voler abbandonare i cantieri, i sindacati avrebbero capito male. Al netto di come sia andata, sta di fatto che il 3 novembre ci sarà in Prefettura un tavolo con il Comune, Rfi, Sis e i sindacati e sarà quello il momento della verità: il consorzio dovrà ribadire di non aver intenzione di abbandonare i cantieri.
Anche perché Sis avrebbe solo da rimetterci: se si arrivasse alla rescissione del contratto in danno, Rfi entro un anno affiderebbe i lavori a un’altra impresa con gara, completandoli entro i due successivi, ma poi chiederebbe i danni a Sis, contro cui si costituirebbero come parte civile anche Regione e Comune. In realtà il consorzio già da qualche mese dava segnali di insofferenza: il collegamento con l’aeroporto, per esempio, sarebbe dovuto ripartire a dicembre e fino a luglio niente lasciava presagire cambiamenti, ma subito dopo l’estate la Sis aveva rallentato i lavori lamentando una certa sofferenza. Una cosa che ha sorpreso Rfi: fino ad allora, spiegano le Ferrovie, Sis si era comportata benissimo, con un avanzamento dei lavori da 10 milioni di euro al mese. Non sfugge però la singolare coincidenza tra il rallentamento dei lavori e l’annuncio “frainteso” ai sindacati. “Noi abbiamo detto chiaramente che il collegamento con Punta Raisi va ripristinato entro giugno 2017 – dice Pagone – e che i lavori di tutto il passante vanno completati entro dicembre 2018, anche se potrebbe esserci qualche piccolo slittamento”.
La Sis, in effetti, lamenta sofferenze per circa 100 milioni di euro: uno sforamento del budget che il consorzio imputa a imprevisti. “Ma per legge non è possibile una cosa del genere – continua Pagone – prima completino l’opera, poi discuteremo di tutto”. “Finora Sis ha completato il 78% del passante – spiega Palazzo – facendo lavori per 560 milioni su un importo contrattuale di 721. La tratta A è completa al 96%, la B al 49% e la C all’86%”.
Nella A manca solo il tappo di via Bernava, fermo per colpa della Regione: “Abbiamo sollecitato la dichiarazione di pubblica utilità dell’area, che ci consentirebbe di acquistare e abbattere le costruzioni – dice Palazzo – non capiamo perché la Regione ritardi. Ma noi ci siamo addirittura sostituiti a Sis nel pagamento delle mensilità di affitto della settantina di famiglie interessate: non avevamo alcun obbligo giuridico, ma questo dimostra quanto teniamo a che l’opera sia completata. Ci stiamo facendo dare nominativi e iban”.
Nella C mancano ancora le gallerie di Sferracavallo, mentre la B, consegnata nel 2013 per la variante (contrariamente alla A e alla C che risalgono al 2008), è quella che impedisce la ripresa del binario per l’aeroporto. In realtà non servirebbe molto: basterebbero 10 milioni di opere civili e 30 per la sicurezza per avere il binario unico San Lorenzo-Notarbartolo, che poi si sdoppierebbe. In seguito la talpa Marisol (mia messa in funzione da Sis) scaverebbe fino a via Belgio e viale Francia, visto che l’opera più complessa sarà la stazione Lazio. “Finora a Sis non si possono muovere rilievi – dice Palazzo – ma comunque l’opera verrà realizzata. Nel 2010 abbiamo raggiunto un accordo bonario con loro, nel 2013 trattato per la consegna della linea B, nel 2015 fatto un atto transattivo per riserve: insomma, da parte nostra c’è sempre stata apertura”. A questo punto tutto è rimandato al vertice prefettizio del 3 novembre, che ha anche comportato l’annullamento dello sciopero.
“L’Amministrazione Comunale – hanno dichiarato il sindaco Leoluca Orlando e l’assessore Emilio Arcuri – preso atto di quanto rappresentato da Rfi, nel giudicare del tutto inspiegabile e inaccettabile l’atteggiamento dell’impresa esecutrice delle opere, in vista del completamento dei lavori che consentirebbero il collegamento veloce con l’aeroporto, conferma la sua apprensione e attenzione alle sorti dell’appalto in corso e all’esigenza di garantire i livelli occupazionali per il completamento dell’opera. Considerato il pregiudizio già arrecato alla città per la ritardata esecuzione delle opere, nonché quello ancora più grave che deriverebbe dal mancato completamento – concludono Orlando e Arcuri – l’Amministrazione Comunale farà valere le proprie ragioni a tutela dei diritti dei cittadini”.