PALERMO – Finiscono cinque anni da incubo. È diventata definitiva l’assoluzione del poliziotto Giuseppe Prestigiacomo. Si scrolla di dosso l’infamante accusa di essere stato una talpa all’interno della squadra mobile di Palermo.
Arrestato, sospeso per cinque anni e ora reintegrato in servizio. Gli sarà ricostruita la carriera.
La Cassazione ha confermato la sentenza della Corte di appello dello scorso luglio. Prestigiacomo aveva pure trascorso sei mesi agli arresti domiciliari. In Tribunale arrivò la condanna due anni e otto mesi di carcere. I giudici di appello ribaltarono il verdetto.
Non ha retto l’accusa che avesse passato in cambio di soldi (da qui l’accusa di corruzione) notizie riservate su indagini in corso. Già erano stati assolti Pietro Madonia, Vito Leale e Guido Riccardi e cioè coloro che, secondo l’accusa, avevano beneficiato delle soffiate delle soffiate della talpa.
L’indagine, condotta dagli stessi colleghi di Prestigiacomo, aveva preso il via da una parallela attività svolta dalla squadra mobile di Udine su un gruppo di rapinatori specializzati in assalti ai danni di istituti di credito del Nord Italia, in particolare della provincia di Udine.
Madonia e Leale, residenti a Ballarò, e Riccardi, dell’Albergheria, erano tutti pregiudicati per rapina. Così come Rosolino Lo Iacono, residente nel quartiere Santa Maria di Gesù, che ha patteggiato nella fase delle indagini preliminari.
Furono intercettate alcune conversazioni dalle quali era emerso che una “talpa”, dietro compenso di denaro, aveva fatto sapere ai rapinatori che avevano addosso gli occhi della polizia.
Gli avvocati Alessandro Musso e Loredana Greco hanno svolto una corposa indagine difensiva da cui è emersa una verità diversa. Lo Iacono sarebbe stato un confidente del poliziotto e per spillare soldi agli amici aveva fatto credere di ricevere notizie riservate da Prestigiacomo.