Palermo, polveriera Zen: armi, esplosivi e omicidi sventati

Palermo, polveriera Zen: armi, esplosivi e omicidi sventati

Nel rione palermitano vige il controllo mafioso. E i carabinieri hanno bloccato un piano di morte

PALERMO – C’era una polveriera pronta ad esplodere a Palermo e c’è il rischio che possa ancora accadere nonostante gli arresti. Anzi, il vuoto di potere potrebbe creare fibrillazione nel rione Zen dove stava per saltare tutto in aria.

Una “squadretta” era pronta a eliminare i nemici. Anche a crivellarli di colpi, se necessario. Tra i padiglioni del quartiere dell’estrema periferia palermitana si sino sfidati a colpi di pistola. E ora, chi prenderà il potere dopo che il blitz dei carabinieri ha portato all’arresto di sedici persone, tra cui Giuseppe Cusimano considerato il capo della famiglia mafiosa dello Zen?

Cusimano, lo scorso settembre, diceva che “stiamo tentando di levare un po’ di immondizia là sotto... sto facendo una bella squadra… queste pistole, queste cose mettergliele nel culo e abbuscare (picchiare ndr)…”.

Facevano sul serio. Pochi gironi dopo, come raccontiamo in un altro articolo, due gruppi si affrontarono in un duello da Far West metropolitano. Da una parte Carmelo e Andrea Barone e dall’altra il gruppo dei Maranzano. Era stato Cusimano a fornire le armi ai Barone.

Non ne faceva mistero: “… gli ho dato tutte cose a Barone, gli ho detto: vai ad ammazzarli a tutti”. Già una volta Cusimano aveva salvato la vita a Letterio Maranzano ‘colpevole’ di avere mancato di rispetto a Giulio Caporrimo, mentre il reggente del mandamento era detenuto.

Maranzano creava tensioni e liti continue allo Zen tanto che sarebbe arrivato l’ordine di disarmare tutti perché in tanti girano armati in un rione dove qualcuno che ha diritto di abitare una casa popolare viene dissuaso dal farlo con una pistola puntata alla testa: “… all’epoca il fratello mi aveva detto… in una settimana mi ha fatto levare tutte le pistole”.

Ad un certo punto la misura fu colma. Letterio Maranzano doveva morire. Specie dopo che era andato a vuoto l’ultimo tentativo di farlo rientrare nei ranghi. Era stato convocato, assieme ad un altra persona, da qualcuno importante che “li stava ammazzando ieri sera”.

Il 29 settembre i carabinieri hanno perquisito la società Scalea Gas, di proprietà della famiglia Cusimano. Hanno trovato due pistole Beretta, modello 92, calibro 9 e hanno messo in guardia Maranzano.

Il 24 ottobre 2020 si è verificata una nuova sparatoria. Il bersaglio è stato Francesco Lo Gerfo, cognato di Cusimano, informato da qualcuno che hanno “sparato dall’altra parte del padiglione”.

Come se non bastasse Giuseppe Cusimano e Francesco L’Abbate sono stati intercettati a novembre mentre pianificavano di assaltare un portavalori con armi ed esplosivi: “Almeno ci facciamo un bello Natale”, dicevano. Parlavano di “sacchi” pieni di soldi, “cinquantamila euro”. Un uomo stava preparando “l’esplosivo, il plastico”. Non se ne fece più nulla, ma il piano potrebbe essere stato solo momentaneamente messo da parte. Perché lo Zen è una polveriera.


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