Palermo, clic sbagliato: pratica cancellata e perde il lavoro

Palermo, clic sbagliato: pratica cancellata e perde il lavoro

La sfortunata vicenda di una precaria. Ricorso con l'Asp

PALERMO – Tutta colpa di un clic sbagliato. E dopo quasi trent’anni di precariato una collaboratrice amministrativa si è ritrovata senza lavoro.

La domanda di stabilizzazione di Caterina Abbate, così si chiama l’impiegata in forza per decenni all’Azienda sanitaria provinciale di Palermo, risulta inviata e poi cancellata. Lei giura di non avere alcuna colpa: “Che senso avrebbe che una persona attende una vita prima di ottenere la stabilizzazione e nel momento in cui sta per accadere decide di mandare tutto all’aria. Vi pare possibile?”. Quando ciò avvenne, era il 2019, la donna ha anche presentato una denuncia penale.

Errore o disguido sta di fatto che gli effetti si sono materializzati lo scorso 31 dicembre quando il suo contratto non è stato rinnovato. E qui c’è un caso nel caso: la decisione definitiva sarà presa dal giudice del lavoro a marzo. Abbate è convinta che essendo la questione sub iudice non potesse essere licenziata.

Il vizio originario è di tre anni fa. La donna ha fatto parte del bacino dei precari. Prima quello degli Ex articolo 23 e poi dei Lavoratori socialmente utili. Nel 219 l’Asp avvia le procedure di stabilizzazione dei precari. Abbate compila l’istanza per il profilo di coadiutore amministrativo e la carica sulla piattaforma digitale. Ha pure il protocollo elettronico generato dal sistema. Alla scadenza del termine di presentazione delle istanze la donna si accorge che la sua domanda non c’è. È stata cancellata, ma nel sistema non resta alcuna traccia informatica. Resta l’unica precaria non stabilizzata. Una beffa.

Da qui l’odissea della donna di 51 anni che vive da sola e ha nel lavoro all’Asp la sua unica fonte di reddito. Abbate ottiene una proroga del proprio incarico in attesa della decisione del giudice. Ora il licenziamento e il ricorso. La lavoratrice ritiene che l’Asp dovesse aspettare e contesta anche il fatto di non essere stata inclusa nella delibera con cui l’Asp ha prorogato i contratti per 55 unità di personale fino alla fine de 2022.

Al fianco di Abbate si è schierato il sindacaro Fials. La donna ha allegato al ricorso una nota dell’assessorato al Lavoro con la quale il dirigente generale interpellato scrive: “… si fa presente che non si ravvisa alcun impedimento normativo per la proroga, anche per il 2022, del contratto a tempo determinato nelle more della definizione del giudizio di merito”.

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