Con la deposizione di corone di fiori sul luogo dell’agguato e’ stato commemorato questa mattina a Palermo il gen. Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso dalla mafia il 3 settembre del 1982 assieme alla moglie Emanuela Setti Carraro e all’agente di polizia Domenico Russo in via Carini. Presenti alla cerimonia il ministro dell’Interno Roberto Maroni, il comandante generale dei carabinieri Leonardo Gallitelli, il capo della polizia Antonio Manganelli, il presidente dell’Ars Francesco Cascio, l’assessore regionale siciliano alla Sanita’ Massimo Russo, il vice sindaco di Palermo Francesco Scoma, il presidente della Provincia Giovanni Avanti, l’arcivescovo di Palermo monsignor Paolo Romeo, il prefetto Giancarlo Trevisone, il questore Alessandro Marangoni, il comandante della Legione carabinieri Sicilia generale Vincenzo Coppola. Presenti anche i deputati nazionali Giuseppe Lumia (Pd) e Saverio Romano (Udc). Dopo la deposizione della corona di fiori il ministro Maroni si e’ recato presso il comando legione Sicilia dei carabinieri per partecipare alla celebrazione della Santa Messa nella chiesa San Giacomo dei Militari.
Napolitano: “Dal suo sacrificio, una reazione alla mafia”
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in occasione del ventisettesimo anniversario del vile agguato nel quale furono uccisi il prefetto generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, la moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente di scorta Domenico Russo, con un messaggio al Prefetto di Palermo, Giancarlo Trevisone, interpretando i sentimenti di tutti gli italiani e rinnovando il personale e sentito omaggio: “Il Paese ricorda con immutata emozione la cieca violenza di quell’atto con il quale la mafia volle colpire un fedele servitore dello Stato, pronto a contrastarla con nuovi ed efficaci metodi investigativi e con il coinvolgimento e il sostegno dell’intera popolazione: cosi’ come aveva fatto negli anni precedenti quando, con determinazione e intelligenza, aveva combattuto la feroce aggressione terroristica. Il barbaro attentato provoco’ un unanime moto di indignazione cui segui’ un piu’ deciso e convergente impegno delle istituzioni e della societa’ civile, che ha consentito di infliggere colpi sempre piu’ duri alla criminalita’ mafiosa ed alla sua capacita’ di controllo del territorio. Le dolorose immagini di quella tragica sera non debbono pero’ essere dimenticate. Il sacrificio del Generale Dalla Chiesa e quello di tanti altri caduti per mano di mafia debbono restare vivi nella memoria di tutti e imporre alle istituzioni, alla societa’ civile e alle nuove generazioni una continua vigilanza contro le persistenti forme di presenza e di infiltrazione della criminalita’ organizzata, non meno pericolose anche quando meno appariscenti”.
Schifani: “Una ferita profonda per l’Italia”
“La strage di via Carini ci richiama a uno straordinario atto di eroismo civile: il sacrificio di uomini che sono stati un esempio di adamantina dedizione alla legge e alla lotta contro chi opprime le coscienze e soffoca la vita”. Lo sottolinea il presidente del Senato Renato Schifani, secondo cui la strage di via Carini “fu una ferita profonda per l’Italia, ma fu anche un segno indelebile, una pagina fondamentale della lotta dello Stato contro Cosa Nostra. La forza e il coraggio non comune del generale Dalla Chiesa hanno spinto l’intero Paese a reagire e a combattere con fermezza e senza quartiere questo cancro della societa’ civile. La liberta’ di pensiero di Dalla Chiesa, il suo rigore e il suo senso dello Stato hanno guidato e tuttora devono guidare questo lungo e difficile cammino verso la definitiva sconfitta del fenomeno mafioso”.
Fini: “Dare un senso al sacrificio di Dalla Chiesa”
”In occasione dell’anniversario dell’eccidio del prefetto Carlo Alberto dalla Chiesa, di sua moglie, Emanuela Setti Carraro, e dell’agente della Polizia di Stato, Domenico Russo, desidero far giungere a Lei e a tutta la cittadinanza di Palermo i sensi della mia piu’ sentita vicinanza”. Lo scrive il presidente della Camera, Gianfranco Fini, che aggiunge: ”Dopo 27 anni la gravita’ e l’efferatezza di quegli assassinii continuano a scuotere le nostre coscienze e a farci sentire il peso di una delle pagine piu’ tristi della storia della nostra Repubblica. La ferma reazione delle Istituzioni, della comunita’ nazionale e della societa’ siciliana contro il fenomeno mafioso ha permesso di infliggere duri colpi alla struttura”. Fini, quindi, sottolinea nel messaggio che ”e’ nostro dovere perseverare in questa direzione, dando continuita’, con coerenza e senza cedimenti, all’impegno incondizionato che il generale dalla Chiesa e gli altri fedeli servitori dello Stato caduti nell’adempimento del dovere hanno dedicato alla lotta contro la mafia. Tanto piu’ forte e consapevole sara’ questo nostro proposito, tanto piu’ riusciremo a dare senso al loro sacrificio”. ”Il generale dalla Chiesa – evidenzia il presidente della Camera – affermava che ‘Se e’ vero che esiste un potere, questo potere e’ solo quello dello Stato, delle sue Istituzioni e delle sue Leggi; non possiamo oltre delegare questo potere ne’ ai prevaricatori, ne’ ai prepotenti, ne’ ai disonesti’. La grandezza morale di tale insegnamento non puo’ essere dispersa ed e’ anzi oggi resa viva ed operante grazie alla presenza attiva delle energie sane del nostro Paese – pubblici poteri, Forze dell’ordine, cittadini – che sono quotidianamente impegnate in prima linea nella intransigente lotta alla criminalita’ organizzata”. Fini, infine, fa notare che ”le Istituzioni devono promuovere e sostenere quest’azione collettiva, espressione di un popolo che non intende piegarsi e rassegnarsi di fronte al fenomeno mafioso e che dimostra sempre piu’ di saper raccogliere l’eredita’ ideale della coraggiosa difesa dei valori costituzionali di legalita’, di democrazia e di liberta’ di cui l’esistenza del generale dalla Chiesa e’ una luminosa testimonianza”.