PALERMO – La due giorni palermitana di Matteo Salvini (che domani parteciperà a una nuova udienza del processo Open Arms) parte dall’Hotel delle Palme.
Accolto dai vertici palermitani e regionali del Carroccio, il leader risponde alle domande dei cronisti e lancia più di un segnale agli alleati. Il primo nodo riguarda la polemica sul sostegno di Dell’Utri e Cuffaro a Lagalla. “Dove c’è puzza di mafia io mi tengo ben lontano, le liste di Prima l’Italia sono fatte di donne e uomini per bene. Mi fido di Lagalla, sarà lui a giudicare chi coinvolgere e chi no. Diciamo che preferisco che per la Sicilia decidano altri… e non le persone che ha citato”, spiega il leader di Prima l’Italia accolto in prima battuta dai deputati Sammartino, Figuccia, Caronia, Scoma, Cafeo e Tardino.
Salvini non manca di rispondere a distanza a Giorgia Meloni e dà la sua versione dei fatti sul mancato vertice del centrodestra. “Io sono disponibile da dieci giorni”, argomenta il Capitano sull’incontro più volte annunciato e mai fatto con leader di Fratelli d’Italia.
La rivalità per la leadership del centrodestra, al netto delle dichiarazioni di rito, è in realtà molto aspra. E le vicende siciliane sul futuro inquilino di Palazzo d’Orleans lo dimostrano. Alla domanda diretta sulla possibilità di incontrare Nello Musumeci, il leader del Carroccio risponde in modo inequivocabile: “No, sono a Palermo e vedo il candidato sindaco”.
Salvini incontrerà Lagalla in serata per un caffè, poi sarà impegnato con i candidati di Prima l’Italia al consiglio comunale. “Siamo concentrati sulle Comunali, dal 27 giugno si può parlare di tutto il resto. Siamo al governo in Sicilia, e lavoriamo fino all’ultimo giorno”, continua. “Quello che penso io di Nello Musumeci non conta. Per la Sicilia comunque non deciderà Roma o Milano, l’importante è che il centrodestra abbia le idee chiare, vado unito e che si ascoltino e si rispettino tutti”. Insomma, “prima i siciliani”. Con tutto quello che vuole dire nel centrodestra isolano.