PALERMO – C’è chi ha confessato e chi ha respinto le accuse. Alcune ricostruzioni sono opposte. Significa che qualcuno avrebbe mentito.
Come nel caso di una presunta tangente da diecimila euro. Umberto Maggio, legale rappresentante della Pacifico srl, impresa che si occupa di sterilizzazione degli attrezzi chirurgici, ha ammesso di avere consegnato il denaro ad Antonio Maria Sciacchinato, che però lo smentisce.
Prima di decidere sulla richiesta di misura cautelare il giudice per le indagini preliminari Carmen Salustro ha interrogato gli indagati così come previsto dal codice. La richiesta dei pm è di aprile 2024, gli indagati sono stati sentiti a maggio 2025. È trascorso, dunque, più di un anno. Cosa è successo nel frattempo?
Sanità e tangenti: gli indagati
Aldo Albano
Aldo Albano, provveditore dell’azienda sanitaria Villa Sofia-Cervello di Palermo, è accusato di avere ricevuto da Maggio, affinché si aggiudicasse una gara, la promessa di 50 mila euro e un posto di lavoro. In particolare Albano avrebbe consegnato a Maggio il capitolato di gara. Il provveditore ha dichiarato di “avere chiesto anche in altre occasioni ad alcune ditte il capitolato di altre gare così da avere un modello per predisporre quello della gara da bandire”. Lo avrebbe fatto “a causa del residuo numero di risorse tecniche-legali messe a disposizione dall’Asp“. Ha riferito anche di aver “ricevuto pressioni dal direttore amministrativo per bandire la gara”.
Ha sostenuto che, se vi fossero stati degli accordi illeciti, “la Pacifico srl non avrebbe presentato ben 22 chiarimenti in sede di gara”. Ha ammesso di avere incontrato più volte Catello Cacace, finito agli arresti domiciliari così come Antonio Maria Sciacchitano, cercando però sempre di “schivare” quando faceva riferimento alla gara.
Catello Cacace e Giovanni Cino
Il faccendiere Cacace dal canto suo si è avvalso della facoltà di non rispondere, ma ha fatto delle dichiarazioni spontanee: “Di recente” ha chiuso tutti i rapporti con le imprese per le quale faceva delle consulenze. il faccendiere Giovanni Cino ha detto di essere in pensione da almeno cinque anni e di non avere più alcun rapporto con gli indagati.
Milko De Seta
Milko De Seta, dipendente della Pacifico, “ha ammesso gli addebiti riservandosi tuttavia di fornire precisazioni in ordine al ruolo concreto assunto nella vicenda”. I contatti illeciti con un altro imprenditore per mettersi d’accordo prima della gara ci sarebbero stati ma sia lui che Maggio hanno ritenuto “inaffidabili” le indicazioni ricevute.
Pietro Genovese
Pietro Genovese, ex direttore amministrativo dell’Asp di Caltanissetta e direttore della Unità economico-finanziaria dell’ospedale Villa Sofia di Palermo, oggi all’Asp di Catania, “ha negato ogni contestazione precisando di non avere compiuto alcun atto contrario ai doveri di ufficio”. Non avrebbe ricevuto in cambio l’utilità dell’assunzione di un parente alla Sirimed. Non avrebbe “mai legato tale richiesta al proprio operato come direttore amministrativo all’interno dell’Asp”.
Umberto Di Maggio
Umberto Maggio, di fatto, si è trasformato in accusatore: ha ammesso di avere pagato una tangente da dieci mila euro a Sciacchitano, incontrato a Palermo, “in cambio della documentazione afferente a delle gare”.
Giuseppe Rifici e Luciano Romeo
L’imprenditore Giuseppe Rifici, indicato negli atti giudiziari come “legale rappresentante della Sirimed”, ha spiegato di avere firmato un contratto di collaborazione nel 2023 con Genovese ma “non per un tornaconto personale e di avere capito solo dopo che l’assunzione avrebbe potuto essere funzionale al buon andamento della gara”. Ad un certo punto aveva interrotto i rapporti con Sciacchitano a causa della “sua insistenza e forzatura”.
La difesa di Rifici aveva chiesto il rigetto della richiesta di misura cautelare, depositando il verbale di assemblea ordinaria della Sirimed in occasione della quale sono state deliberate l’accettazione delle dimissioni di Rifici dalla carica di presidente e componente del Cda e da quelle di direttore tecnico e responsabile tecnico.
Luciano Romeo, indicato come socio di Rifici, ha ammesso ogni addebito. Non aveva compreso che Sciacchitano fosse fosse un pubblico ufficiale, ritenendo svolgesse l’attività di consulente. Ha conosciuto Genovese solo dopo l’assunzione alla Sirimed. Sarebbe stato stato “Sortino, su sollecitazione di Sciacchitano, ad aver chiesto per la prima l’assunzione di Genovese e che, in quell’occasione era venuto a conoscenza della qualifica di Sciacchitano”.
Il commercialista Antonio Maria Sciacchitano
Chi ha negato con forza ogni accusa è stato proprio il commercialista Antonio Maria Sciacchitano. Non ha stretto accordi illeciti con Maggio né ha ricevuto soldi. Semmai disse ad un altro imprenditore, oggi deceduto, “di prendere quei famigerati 10.000 euro”. Si è attribuito il merito di avere fatto revocare alcune gare perché le considerava illegittime. A casa sua sono stati trovati 40 mila euro in contanti. Anche su questo ha una spiegazione: erano i suoi risparmi e la restituzione di un vecchio prestito di 15 mila euro fatto a Cacace.
La precisazione di Sirimed
Con una nota inviata alla nostra redazione, Giuseppe Manno, presidente del Cda di Sirimed, chiede di precisare che “Catello Cacace non è (e non è mai stato) un imprenditore della Sirimed, né dipendente, né consulente”. Si chiede di “non associare in alcun modo il suo nominativo alla Sirimed. Il signor Giuseppe Rifici non è ad oggi il legale rappresentante della Sirimed e Luciano Rome non è e non è mai stato socio della Sirimed srl”.