PALERMO – Il consiglio comunale di Palermo approva il rendiconto 2023 ed evita l’intervento del commissario regionale. Un bilancio che fotografa entrate e uscite dello scorso anno ma che, soprattutto, sblocca l’avanzo di amministrazione.
Il “tesoretto”
Un “tesoretto” che ammonta a oltre 60 milioni di euro e che, per i paletti imposti dalle norme e dal riequilibrio, andrà destinato a investimenti e progetti che possano impegnare le somme entro l’anno. La maggioranza non ha ancora raggiunto l’accordo e così la variazione verrà discussa solo in un secondo momento, alimentando le tensioni interne al centrodestra.
La manovra intanto certifica il buono stato dei conti del Comune che, pur in riequilibrio, può vantare un fondo cassa da 300 milioni di euro, appena due parametri su otto di deficitarietà, accantonamenti ben oltre il dovuto, una riscossione in costante miglioramento con tutte le voci in rialzo. E, cosa da non sottovalutare, il primato tra le pubbliche amministrazioni d’Italia per la celerità nei pagamenti ai fornitori.
Il nodo Rap
La nota dolente restano le società partecipate e sul banco degli imputati è finita la Rap. I pareri al rendiconto sono positivi ma restano le criticità sulle mancate asseverazioni dei documenti contabili di piazzetta Cairoli, sia da parte del collegio sindacale che della società esterna di revisione.
Il presidente di Rap, Giuseppe Todaro, in Aula ha provato a parere gli attacchi delle opposizioni annunciando per quest’anno una diminuzione del passivo e il ritorno all’utile già nel 2025; troppo poco per le minoranze che puntano il dito contro la mancata attuazione del piano di riequilibrio e il rebus della ricapitalizzazione.
Rebus ricapitalizzazione
La società infatti è a un bivio: o il Comune la ricapitalizza con un debito fuori bilancio oppure è destinata al fallimento. Palazzo delle Aquile ha ribadito di non volere il default dell’azienda ma, prima di immettere nuova liquidità, vuole certezze sul possibile risanamento.
La task force di ispettori voluta dal sindaco Roberto Lagalla ha chiesto una relazione sullo stato di attuazione del piano che a giugno è stato rimodulato, visto che le perdite accertate sono state il doppio di quelle previste. Una situazione che ormai pare essersi ingarbugliata: sindaci e revisori non danno parere perché il Comune non ricapitalizza e il Comune non ricapitalizza senza la certezza del risanamento.
Piano che, come ha ricordato Todaro, comprende anche le assunzioni, il nuovo direttore generale, una struttura organizzativa rivista, negando con forza che l’azienda abbia mai negato documenti o dati agli organi di controllo.
Opposizioni sulle barricate
Una manovra che ha scatenato le proteste delle opposizioni che avevano chiesto invano la presenza del sindaco Lagalla. In rappresentanza dell’amministrazione è intervenuto il vice, Giampiero Cannella, che si è limitato a confermare l’intenzione di ricapitalizzare Rap.
Le minoranze per protesta sono uscite dall’Aula, dopo gli interventi, lasciando che fosse la maggioranza a votare il rendiconto.
La nota
“L’approvazione del Rendiconto 2023 da parte del Consiglio comunale certifica ancora una volta il percorso virtuoso che questa amministrazione ha intrapreso verso un riequilibrio dei conti del Comune di Palermo”.
Lo affermano in una nota congiunta il sindaco di Palermo Roberto Lagalla e l’assessore al Bilancio Brigida Alaimo.
“Ringraziamo il Presidente del Consiglio comunale e tutta l’Aula – aggiungono – per questo risultato che adesso deve traghettare l’Ente verso un altro e decisivo obiettivo per la città e che riguarda l’approvazione delle variazioni di bilancio che permetteranno di sbloccare risorse fondamentali che dovranno tradursi in servizi e infrastrutture da mettere a disposizione dei cittadini”.