Palermo, spari allo Zen. Nel mirino Alessio, un tunisino molto noto

Spari contro un tunisino chiamato Alessio: le faide del rione Zen

Raffica di precedenti nel quartiere periferico

PALERMO – Ci risiamo. Allo Zen 2 qualcuno ha deciso che i conti andavano regolati, ancora una volta, a colpi di pistola. Sei o sette, calibro 9X21, sparati contro la saracinesca di un magazzino nella disponibilità di un tunisino che tutti chiamano Alessio.

Abita in via Paavo Johannes Nurmi, strada che prende il nome da un mezzofondista finlandese. Vive da anni a Palermo e si muove nel sottobosco della droga.

Le indagini della squadra mobile si concentrano sul regolamento di conti nella gestione dello spaccio in un quartiere dove è troppo facile premere il grilletto.

I precedenti

La cronaca è zeppa di precedenti. Il penultimo è dello scorso maggio quando in via Francesco de Gobbis cinque proiettili si sono conficcati nelle pareti di un’abitazione.

Stessa cosa nell’ottobre 2023 avvenne in via Costante Girardengo, dove abitava Gaetano Giampino, 69 anni, condannato in primo grado per il tentato omicidio di Salvatore Maranzano.

Qualche giorno prima in un box della stessa strada furono trovati due fucili, uno con matricola abrasa e uno rubato, una pistola e oltre cinquecento cartucce.

“Quei pazzi dello Zen”

Aveva ragione Domenico Mammi, pentito di Resuttana, quando li definì “quei pazzi nello Zen” perché “usavano le pistole come “nel Far West”.

Il 23 marzo 2021. Un commandò tentò di ammazzare Giuseppe, Antonino e Fabrizio Colombo, padre e figli, per le strade dello Zen. Rimasero vivi per miracolo. Furono Vincenzo, Pietro e Letterio Maranzano, e Nicolò Cefali. Tutti condannati con sentenza definitiva.

Faide per il potere

Una faida per il controllo del territorio. Una delle tante. Come nel 2016 quando, sempre in via Costante Girardengo, i bersagli furono Khemais Lausgi, tunisino di origini ma palermitano di nascita, e Benedetto Moceo. Facevano parte di due fazioni entrate in rotta di collisione per gli affari della cocaina.

Una guerra fra bande che si contendevano le piazze dello spaccio. Per il tentato omicidio fu imputato ma assolto Vincenzo Maranzano. Andò decisamente peggio a Franco Mazzè, boss della droga crivellato di colpi per strada. Perché allo Zen certe questioni si risolvono quasi sempre a pistolettate.


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