PALERMO – Si è scritto e detto molto sullo stupro del Foro Italico, anche lontano dal contesto giudiziario. La vita reale e quella social – fatta di dirette Facebook e storie su Instagram – si sono incrociate a volte in maniera pericolosa.
Oggi è in aula di giustizia che si celebra il momento più delicato: la sentenza. Delicato per la vittima che chiede giustizia e per gli imputati, innocenti fino a quando la sentenza non sarà definitiva.
Di certo il verdetto di primo grado atteso per oggi segna un primo step importante per i sei ragazzi (il più grande ha 23 anni) che rischiano condanne pesantissime. Dopo le repliche del procuratore aggiunto Laura Vaccaro e dei sostituti Mario Calabrese e Monica Guzzardi il tribunale presieduto da Roberto Murgia si ritirato in camera di consiglio.
La sentenza è attesa per le 15. Fuori dall’aula al pianterreno del palazzo di giustizia ci sono i parenti degli imputati. Il clima e di tensione.
La Procura non ha dubbi: gli imputati sono tutti colpevoli della violenza di gruppo subita da una ragazza di 19 anni nel cantiere abbandonato del Foro Italico e ha chiesto 12 anni ciascuno per Angelo Flores, Gabriele Di Trapani, Christian Maronia, Cristian Barone ed Elio Arnao; dieci anni e 8 mesi per Samuele La Grassa. Le richieste tengono conto dell’aumento per le aggravanti e della riduzione di un terzo per la scelta del rito abbreviato.
La Grassa non avrebbe partecipato materialmente agli abusi sessuali pur avendo, secondo l’accusa, “pienamente condiviso il progetto criminale del gruppo”. Ed è per questo che la richiesta di pena nei suoi confronti è inferiore a quella degli altri.
Pochi giorni fa per un settimo imputato, Riccardo Parinello, minorenne all’epoca dei fatti, la Corte di appello ha confermato la condanna a 8 anni e 8 mesi.
Le difese hanno tenuto una linea comune. La diciannovenne era consenziente. Sarebbe stata lei, nell’estate dell’anno scorso, dopo averli incontrati alla Vucciria, a convincerli a spostarsi nel cantiere abbandonato.
“A me dispiace molto che questi giovani rischino una condanna molto alta, ma chi sbaglia paga”, ha detto l’avvocato Carla Garofalo che assiste la vittima dello stupro parte civile al processo.
Si attende il verdetto, dunque, per una pagina triste che ha svelato il lato oscuro e degradato della città. Una città dove i giovani si danno appuntamento alla Vucciria, consumano alcol e droga, e mostrano un approccio disinibito con il sesso.
Gli imputati, però – ed è il cuore dell processo – avrebbero oltrepassato il limite sprofondando nell’orrore. La vittima avrebbe urlato “basta” senza riuscire a frenare l’azione del branco. La violenza è stata filmata da Angelo Flores che lo avrebbe girato ad alcuni amici e per questo motivo è stato chiesto un nuovo rinvio a giudizio.
Una logica folle che risponde all’impulso irrefrenabile della condivisione. Qualcosa esiste solo se gli altri la vedono. Quella notte Flores impugnava il cellulare in modalità video, con la torcia accesa per illuminare la scena. Filmava e rideva. Non immaginava che quel video sarebbe diventata la prova chiave assieme alla intercettazioni.
Si torna in aula. Salvo rinvii dell’ultim’ora è il giorno del verdetto. Mentre accusa e difesa si affrontavano in aula nel rispetto del codice di procedura penale sui social andava in scena uno scontro senza protezione né garanzie.
In aula il volto della vittima veniva coperto da un paravento, sulle pagine social lei stessa sceglieva di mostrarsi, interagendo in diretta con migliaia di follower bramosi di conoscere ogni dettaglio, pronti a solidarizzare o a giudicare.