Palermo-Tedesco, amore mai finito | C'è il forte zampino del destino - Live Sicilia

Palermo-Tedesco, amore mai finito | C’è il forte zampino del destino

Il ragazzo di Pallavicino si mette in gioco sulla panchina della squadra del suo cuore, della quale ha onorato la maglia nelle ultime quattro annate da calciatore. E pensare che, una settimana fa, Giovanni poteva essere l'allenatore dell'Akragas.

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PALERMO – Due colori nel cuore, nella mente e ora più che mai nel destino. Giovanni Tedesco ritrova il Palermo, la squadra che ha amato fin da bambino ma tra le cui fila si è ritrovato a giocare solo a 34 anni, quando la carriera di un calciatore sembra destinata al declino ma che per un uomo che getta per professione il cuore oltre l’ostacolo è stata un’esperienza durata ben quattro stagioni. E ora che la carriera con maglietta, pantaloncini e scarpini è passata in archivio, quella che è stata la sua ultima squadra calciatore è in un certo senso la sua prima nel calcio che conta, con tutto il rispetto per il Birkirkara che lo ha messo sulla panchina di una formazione che ha accarezzato il sogno di disputare l’Europa League.

E dire che, a proposito del destino, il mese di gennaio è già stato foriero di belle notizie per Giovanni Tedesco. Esattamente dieci anni fa, nell’ultimo giorno di mercato fu annunciato il suo arrivo a Palermo, con il Genoa che fu costretto a rinunciare al proprio capitano per una pura questione di cuore. Il ragazzo di Pallavicino giocò subito con la maglia rosanero, con Giuseppe Papadopulo che si affidava ciecamente al suo nuovo numero 4 al fianco di Corini e Barone in una mediana tutta italiana. E arrivò subito la prima soddisfazione in coppa UEFA, nella gara persa sul campo dello Slavia Praga ma che portò la sua firma, per una rete poi fondamentale nel doppio confronto. La sua prima annata nella sua città si chiude bene, ma nemmeno lui sa cosa lo aspetta dopo. Un grande Palermo sta per vedere la luce, e nonostante la presenza di grandi giocatori Tedesco è ancora protagonista. La scena rappresentativa del film che è la stagione 2006/2007 riguarda il derby d’andata con il Catania: Guidolin schiera Giovanni dal primo minuto, e lui lo ripaga con il gol che pareggia quello firmato in avvio da Corona, un altro palermitano. Il match finirà 5-3, Tedesco potrà festeggiare per la vittoria e il primo posto, seppur temporaneo ma comunque storico, del Palermo.

Dopo una stagione da oltre trenta presenze, Giovanni Tedesco si cala in quelle successive con lo stesso spirito di sempre. Tuttavia, lo spazio diminuisce in maniera costante di anno in anno: le partite disputate dal ragazzo di Pallavicino saranno 16 nel 2007/2008 – con una indimenticabile doppietta al ‘Barbera’ contro il Napoli – e 17 nella stagione successiva, in cui gli infortuni l’hanno fatta da padrone per il numero 4 rosanero. Nella sua quarta e ultima stagione da calciatore sotto al Monte Pellegrino, Giovanni si procura la frattura del malleolo e salta gran parte di una stagione in cui il Palermo rischia di fare la storia, con una qualificazione in Champions League che sfuma all’ultima giornata. E dopo oltre cinquecento partite tra i professionisti, e oltre cinquanta gol realizzati, Giovanni Tedesco annuncia l’addio al calcio, intraprendendo una nuova carriera da bordocampo. Dopo qualche mese di apprendistato nel ruolo di team manager proprio a Palermo, arriva la prima chance da allenatore alla guida degli Allievi nazionali rosanero, prima del nuovo addio all’isola.

Un giro a Foligno, nell’allora Seconda Divisione di Lega Pro, che però dura appena sei partite, quattro delle quali erano state perse. Quasi due anni dopo arriva la prima chiamata di un certo spessore, e in un’altra isola: si sbarca a Malta, per allenare il Floriana, realtà che milita nella massima divisione nazionale e che ha in Riccardo Gaucci – vecchia conoscenza di Tedesco – il proprio patron. È una stagione molto incoraggiante, che porta i biancoverdi ad un passo dalla qualificazione in Europa League. Ma la prima esperienza in un trofeo continentale, per Giovanni, non si farà attendere: nell’estate appena trascorsa arriva la chiamata del Birkirkara, la squadra più forte dell’isola maltese. E nei preliminari di coppa, i giallorossi che si ritrovano tra le proprie fila anche Miccoli, sfiorano l’impresa contro il West Ham: vittoria a La Valletta, sconfitta ed eliminazione a Londra. Il rapporto non decolla e si decide per la separazione consensuale tra le parti, che arriva pochi giorni dopo l’addio del Romario del Salento.

E non è mancata la possibilità di allenare un’altra realtà siciliana in ascesa, qualche giorno prima dell’inaspettata chiamata del Palermo. Non più tardi di una settimana fa, infatti, Nicola Legrottaglie si dimette dal ruolo di allenatore dell’Akragas e ci si affanna alla ricerca di un sostituto. Nel novero dei candidati spunta anche l’autorevole candidaura di Tedesco, anche a causa dei contatti presi dal club biancazzurro e i vertici del Birkirkara per l’arrivo in Sicilia di Zach Muscat. E invece, a sorpresa ma neanche troppo, i vertici del Gigante puntano su Pino Rigoli. E fa quasi piacere pensare che il destino ci abbia voluto mettere lo zampino: a pensarci bene, Rigoli è tornato sulla panchina dell’Akragas quasi per acclamazione popolare. La stessa che ci si aspetterà non appena Giovanni Tedesco tornerà al ‘Barbera’, il suo stadio, per guidare il Palermo, la sua squadra, nella sfida contro il Milan. La sfida giusta per iniziare una nuova avventura per chi, come il ragazzo di Pallavicino, ha sempre vissuto gettando il cuore oltre ogni ostacolo.


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