"Palermo torni una comunità | Migranti? Nessuna invasione" - Live Sicilia

“Palermo torni una comunità | Migranti? Nessuna invasione”

L'assessore Giuseppe Mattina

Ciclo d'interviste di Livesicilia con gli assessori comunali. Si parte con le Politiche sociali

Parla Giuseppe Mattina
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11 min di lettura

PALERMO – “Palermo deve recuperare il suo senso di essere comunità, il sindaco può essere anche Superman ma i problemi si risolvono solo se scegliamo di essere una comunità che si prende cura di tutti”. Giuseppe Mattina ha 47 anni e, da meno di 12 mesi, è l’assessore alle Politiche sociali di una città difficile come Palermo. Una vita passata nel settore, un punto di riferimento per operatori e cooperative, già vicedirettore della Caritas e uomo di spicco dell’Azione Cattolica, oltre all’iscrizione alla Rete all’inizio degli anni Novanta. Un curriculum da tecnico corteggiato dalla politica, visto che è stato assessore designato da Orlando nel 2007, da Ferrandelli nel 2012 e di nuovo dal Professore nel 2017.

E’ lui ad aprire il ciclo di interviste che LiveSicilia farà ai componenti della giunta comunale, un viaggio nell’amministrazione che guida la quinta città d’Italia. “Io sono un uomo di sinistra – dice Mattina – di quell’area che vede progressisti e riformatori mettersi insieme. Le mie figure di riferimento? Paolo VI, Dossetti, Moro, Bachelet: tutte persone che ascoltavano la gente, che costruivano ponti e relazioni”.

A Roma si sta formando un governo molto lontano dai suoi ideali. Cosa ne pensa, visto che da assessore sarà chiamato a interfacciarsi col nuovo esecutivo?
“Una cosa sono gli slogan, un’altra è governare: una lezione che ho imparato sulla mia pelle perché bisognare fare i conti con il senso della responsabilità. Però considero pericolosi il reddito di cittadinanza e le politiche sulla migrazione che si vogliono adottare. Il reddito di inclusione, introdotto dal governo uscente, è solo parte di un percorso complessivo che prevede un progetto di inclusione, cosa che invece manca col reddito di cittadinanza che rischia così di essere vuoto, di non aiutare le persone a uscire dalla disperazione e dalla povertà. Sull’immigrazione, quanto è stato detto sui Rom ricorda cose antiche che in un Paese come l’Italia non si dovrebbero più ripetere. Non si possono fermare i flussi migratori che fanno parte della storia dell’umanità, vanno accompagnati ma non contrastati. Non si tratta di politiche di accoglienza ma di dignità verso i due terzi della popolazione mondiale che vivono una condizione di estremo disagio che non riusciamo neanche a comprendere, perché non l’abbiamo vissuta nemmeno nei momenti peggiori della nostra storia”.

Si discute di un centro di prima accoglienza per migranti allo Zen. Cosa ne pensa?
“Nell’ultimo anno a Palermo abbiamo avuto tre sbarchi, relativamente piccoli, e la nostra città già accoglie dei migranti senza particolari disagi o scontri sociali. Inoltre quando c’è stato un problema è stato risolto in brevissimo tempo. In città abbiamo 1800 migranti sbarcati e ospitati in strutture piccole, circa 250 minori non accompagnati e 29 mila persone con permesso di soggiorno che da decenni vivono e lavorano qui. Non mi pare si tratti di un’invasione. Detto questo, il Comune di Palermo è fermamente contrario agli hotspot che servono a espellere le persone e non ad accoglierle, ma bisogna capire quali politiche adotterà il futuro governo nazionale. Quello che si vorrebbe realizzare è un centro di identificazione, non un hotspot, ma il futuro governo potrebbe trasformarlo in qualcosa di peggiore. Però voglio precisare una cosa: la qualità dei servizi offerti a tutti, e quindi anche ai palermitani, è aumentata anche grazie ai migranti che ci hanno portato a cambiare l’approccio di tante politiche sociali. Aumentare i diritti aiuta tutti, palermitani e stranieri, mentre le guerre fra poveri non servono a niente”.

Passiamo all’emergenza abitativa. Cosa sta facendo il Comune per risolverla?
“Esistono situazioni difficili e problemi da affrontare, ma lasciatemi dire che Palermo vive una situazione migliore di quella di altre città metropolitane come Roma, Milano o Napoli. La situazione in cui ci troviamo rispecchia le fatiche di una grande città del Sud e le difficoltà economiche che una parte della popolazione ha vissuto negli ultimi 20 anni. Dobbiamo però partire da un presupposto: dobbiamo ricostruire il senso di comunità, partendo dall’ascolto delle persone e dei territori. E’ più facile fare una guerra fra disperati, che trovare soluzioni per uscire dalla disperazione. Attualmente abbiamo 1800 famiglie nella lista dell’emergenza abitativa: non tutte vivono per strada visto che alcune hanno occupato abusivamente dei luoghi, altre vivono in spazi inadeguati come un garage o appartamenti di 20 metri quadrati dove stanno in nove, altri ancora in case senza energia elettrica o servizi igienici. Poi ci sono coloro che vivono per strada ma non sono tantissimi, sebbene questo resti inaccettabile. Secondo l’Istat a Palermo ci sono 2800 persone senza dimora: più della metà sono ospitate nelle strutture della Missione Speranza e Carità, altri in istituti religiosi e nei due dormitori comunali in piazzetta della Pace e via Messina Marine, che contano 64 posti. E il lavoro della Missione è importante e va sostenuto perché ci ricorda che l’accoglienza è un compito di tutti, non solo di pochi volontari. La risposta a questi problemi non è solo l’intervento del Comune, ma come la comunità intera si fa carico di chi è più fragile. Noi aumenteremo a otto i dormitori pubblici, creeremo tre centri diurni e otto unità di strada, avremo una decina di appartamenti per aiutare queste persone a fuoriuscire dallo stato di senzacasa. Ma, come detto, tutto questo da solo non basta”.

Ci sono molte case vuote in città…
“A Palermo ci sono 40 mila appartamenti sfitti e l’amministrazione ha a disposizione 7 milioni di euro per l’housing support, ossia per aiutare le persone che si trovano in difficoltà o morosità incolpevole a pagare l’affitto. Il problema è che nessuno si fida di loro e non riescono ad affittare una casa. Il signor Giovanni ha sette figli e una pensione di 1200 euro, sarà aiutato dal Comune a pagare l’affitto ma non trova casa; la signora Anna ha figlio disabile che va all’università e fa di tutto per farlo laureare, ha una pensione ma non le affittano casa”.

L’Ars, nell’ultima Finanziaria, ha approvato una norma che sana gli abusivi…
“Intanto va precisata una cosa: si tratta di appartamenti pubblici. Mentre chi occupa scuole, asili o beni confiscati deve lasciare questi immobili, non c’è dubbio. In questo momento a Palermo ci sono 4 mila appartamenti occupati abusivamente negli ultimi 20 anni, nella quasi totalità queste persone non pagano pigione, anche se qualcuno invia il bollettino allo Iacp, e alcuni pagano le bollette, sebbene dal 2014 non si possano più attivare utenze in case occupate abusivamente. La quasi totalità di queste persone non ha una residenza e quindi non può accedere alle misure previste per la fuoriuscita dallo stato di povertà, il che significa niente reddito di inclusione o bonus per luce, acqua e gas. Sono ufficialmente irreperibili, anche se sappiamo dove stanno. Una parte di queste famiglie è anche nella lista per l’emergenza abitativa perché aspettano una casa. Dando per scontato che non è possibile mandarli tutti per strada, si è trovato un modo per regolarizzare le posizioni: chi occupa una casa da 18 anni allo Zen dovrà pagare tutti gli arretrati, magari rateizzandoli, e potrà pagare le utenze a chi di dovere. Inoltre, dando loro una residenza, potremo studiare progetti individuali per farli uscire dallo stato di povertà. Ovviamente chi non paga verrà sanzionato, ma questa operazione svuoterà in buona parte la lista dell’emergenza abitativa. Oltre a questo, il Comune ha attivato insieme ad altri organi istituzionali percorsi per dare risposte a quelli che restano senza una casa ricorrendo ai beni confiscati, a nuovi alloggi popolari in costruzione o in progettazione ma già finanziati dalla Regione. Una sinergia con Iacp, Amap e le organizzazioni del volontariato che operano sul territorio e che sono indispensabili per azioni di mediazione sociale. Oggi allo Zen e in altre periferie si partecipa e si denuncia, le cose stanno cambiando”.

Quanti rimangono in graduatoria?
“La graduatoria per gli alloggi popolari risale al 2004 e conta 8200 nuclei familiari, ma è vecchia e va rivista perché in 14 anni può cambiare tutto. Bisognerebbe anche modificare i requisiti previsti dalla normativa regionale”.

Passiamo alle cooperative che si lamentano per i pagamenti in ritardo del Comune…
“I ritardi sono un male perché bloccano servizi essenziali per le persone ma anche perché la Pubblica amministrazione pretende invece pagamenti immediati. Stiamo informatizzando con Sispi il sistema delle presenze così da avere un’elaborazione immediata delle determine di pagamento, il che dovrebbe alleggerire il lavoro degli uffici e rendere i tempi più veloci. Stiamo anche provando a potenziare il personale. Il bilancio comunque deve prevedere le risorse per tutti i servizi essenziali e per i Lea, i Livelli essenziali di assistenza: basta con debiti fuori bilancio e programmazioni che non rispecchiano i veri bisogni”.

I servizi sociali del Comune sono efficaci?
“Abbiamo cambiato i servizi potenziando quelli territoriali e definendo specialistici quelli che si occupano di minori e disabili, con apposite unità nelle circoscrizioni. Dobbiamo anche migliorare la qualità di questi servizi, non basta fare assistenza: dobbiamo puntare sull’inclusione”.

Quanti sono i fondi su cui potete contare?
“Abbiamo pubblicato i bandi del Pon Metro per 21 milioni, rifatto la programmazione del piano infanzia-adolescenza per 12 milioni, la Regione ha approvato il piano del fondo nazionale politiche sociali, la 328, che prevede 18 milioni in tre anni. Altri cinque arriveranno dal fondo per il contrasto alla povertà. Le risorse ci sono, ma vanno spese in modo adeguato: la sfida è tornare a una programmazione partecipata, fatta dai territori e dalle persone”.

Ha fatto molto discutere l’ordinanza che avete emanato in tema di contrasto alla tratta delle prostitute…
“L’unico obiettivo dell’ordinanza è di dare un segnale: non è ammissibile che a Palermo ci siano donne, uomini, bambine e bambini che vengono sfruttati e sono schiavi. Uno dei pochi strumenti a disposizione di un’amministrazione sono le ordinanze, ma oltre a questo convocheremo un tavolo tecnico con tutti gli attori pubblici e privati, è pronta una campagna di informazione e formazione contro la tratta che partirà prima dell’estate, sono stati stanziati fondi per l’accoglienza delle minorenni vittime di tratta e potenziati i servizi sociali garantendo l’assistenza 24 ore su 24 per coloro che chiedono di essere protette. Il nostro obiettivo non è il decoro, ma la dignità delle persone e chiedo a tutti di uscire dall’antica logica ‘prostituzione sì o no’: qui nessuno discute della libertà delle persone, ma di chi la libertà non ce l’ha. Potremmo anche avere sbagliato e siamo pronti a cambiare, ma abbiamo aperto un dibattito che era nascosto da troppo tempo, fatto solo da addetti ai lavori che comunque ringrazio per le critiche e la collaborazione. Faremo presto un bilancio sull’ordinanza”.

Tra le sue deleghe rientrano anche quelle della partecipazione e dei beni comuni. Cosa state facendo in questo senso?
“Manderemo a breve in consiglio comunale il regolamento sui beni comuni, che sarà un passaggio strategico rispetto all’esigenza di ricostruire un senso di comunità. I cittadini potranno iniziare a prendersi cura della città individuando luoghi, spazi e azioni: il Comune darà la disponibilità dei luoghi e chi vive il territorio se ne prenderà cura. Pensiamo a giardini, piazze, campetti sportivi, scuole, beni immateriali su cui cittadini e Comune stringeranno un patto per rendere quegli spazi fruibili. Non si tratta soltanto di pulire le aree verdi ma di viverle come comunità, di renderle luogo di aggregazione con mostre, feste, panchine o libri. Offriremo così soluzioni anche a una serie di situazioni non regolari come il teatro del Mediterraneo, occupato abusivamente, e altri spazi analoghi”.

Infanzia e disabilità sono settori su cui i cittadini vorrebbero maggiore attenzione. Il Comune che misure sta mettendo in campo?
“Per quanto riguarda l’infanzia, stiamo attivando piani educativi in tutti i territori che permetteranno di affrontare il tema dell’infanzia e dell’adolescenza senza improvvisazioni. Con il Tribunale, l’Asp e l’ex Provveditorato agiremo in sinergia per la presa in carico dei minori segnalati dall’autorità giudiziaria: lo scopo è creare equipe multi-istituzionali e stabili che seguano i soggetti da tutti i punti di vista. Sulla disabilità abbiamo istituito un organismo territoriale per coordinare le politiche del settore, con cui elaboreremo il piano per la presa in carico delle persone insieme all’Asp e alle stesse persone. Abbiamo emanato il bando per la nomina del Garante dei disabili che avverrà a breve, segno dell’attenzione che abbiamo verso questa tematica. Anche qui la vera scommessa è attuare progetti personalizzati in base ai bisogni del singolo, senza generalizzare gli interventi”.

Infine una curiosità. Com’è fare l’assessore di un sindaco come Leoluca Orlando?
“Da ragazzo mi sono iscritto alla Rete perché in quel contesto siciliano era una delle poche possibilità per uscire dal pantano politico e dalla commistione politica-mafia, pur mantenendo i valori del cattolicesimo democratico. Va riconosciuta a Orlando la capacità di coniugare le cose concrete a una visione ampia con cui immaginare Palermo da qui a 50 anni. Non è una cosa facile da trovare in un politico: il cambiamento culturale è più importante che riparare buche, quello può farlo chiunque”.

 


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