Ursino e l'assalto alla Cgil: 'Tradito' dai video e dalla canzone di Fossati

Raid alla Cgil: Ursino ‘tradito’ dai video, “attacco alla democrazia”

Come si è arrivati all'arresto del leader palermitano di Forza Nuova

PALERMO – Un video ha messo nei guai Massimiliano Ursino, il leader palermitano di Forza Nuova arrestato per il raid nella sede romana della Cgil. Gli agenti della Digos hanno studiato i fotogrammi raccolti dalle testate giornalistiche e delle telecamere di sorveglianza che hanno documentato le violenze di Roma. Ursino ha partecipato alla devastazione e ha fatto il segno della vittoria mentre attaccavano il sindacato, “simbolo sacro della democrazia”.

I primi sei indagati sono stati arrestati all’indomani degli scontri del 9 ottobre. A cominciare dal leader nazionale di Forza Nuova Roberto Fiore e dal capo di Roma Giuliano Castellino. Quindi gli agenti della Digos, su ordine della Procura romana, hanno spulciato i fotogrammi. Ed ecco che sarebbero emerse le responsabilità dell’aretino Lorenzo Franceschi e del palermitano Ursino.

Atto di accusa durissimo

Sono durissime le parole del giudice per le indagini preliminari Annalisa Marzano.
“Al momento della irruzione alla testa degli invasori vi era Ursino Massimiliano il quale, in segno di vittoria, con le braccia alzate, mostra la propria soddisfazione, mentre assisteva all’assalto e alla devastazione dei locali del sindacato”.
Ed ancora: “Alcune immagini mostrano la carica distruttiva degli occupanti e documentano la piena compartecipazione dell’Ursino, il quale, da organizzatore e promotore della iniziativa, lasciava che gli altri scatenassero la rabbia all’interno dei locali. Ursino, dunque, forniva il proprio supporto logistico perché entrava dalla finestra nella sede della Cgil e poi provava a forzare il portone spintonandolo insieme agli altri, nonché offriva, compiaciuto, il proprio sostegno morale sia alla devastazione della sede della Cgil che alle violenze perpetrate ai danni delle forze dell’ordine che in quel momento provavano a difendere la casa di tutti i lavoratori italiani, simbolo sacro della democrazia”.

“Persona ampiamente nota”

Ursino è definito dagli investigatori “persona ampiamente nota per la sua militanza nel movimento di estrema destra Forza Nuova”. Non è stato difficile identificarlo in un frame delle 17:32. Ursino è stato ripreso dalle immagini di un cameraman mentre si dirige con il resto del corteo verso la sede della Cgil: barba brizzolata, capello corto, scarpe da tennis bianche, jeans e giubbotto blu legato alla vita. Noto lo è anche per via del pestaggio di cui fu vittima tre anni fa in pieno centro a Palermo. Sotto processo ci sono alcuni militanti dei centri sociali palermitani. Ursino ha deciso di non costituirsi parte civile.

Filmato fuori e dentro la Cgil

Quindi è stata la telecamera di videosorveglianza piazzata all’interno della sede del sindacato a riprenderlo “in compagnia di altri facinorosi”. Sarebbero i responsabili della devastazione. Hanno distrutto tutto, dai vetri al materiale informatico, nel corso di quella che il gip di Roma ha definito “azione violenta e barbarie”. Si sono fermati solo quando le forze dell’ordine, con l’arrivo di altri agenti, hanno ripreso in mano la situazione.

Domani l’interrogatorio

Ursino, che è assistito dall’avvocato Enrico Sanseverino, sarà interrogato domani. Al momento si trova in quarantena forzata, così come tutti i detenuti che finiscono in carcere. Della sua trasferta romana aveva ampiamente parlato sui social. L”ha definita “una rivoluzione popolare” che “non fermerà il suo cammino, con o senza di noi, fino a quando il Green pass non verrà ritirato definitivamente”.

Il selfie e la canzone di Fossati

Massimo Ursino si era fatto anche un selfie davanti alla sede della Cgil, prima del raid, e aveva pubblicato la foto sui social. In primo piano c’era Giuliano Castellino e sotto la foto le parole: «A chi ha cercato la maniera e non l’ha trovata mai. Alla faccia che ho stasera, dedicato a chi non ha paura. E a chi sta nei guai, dedicato ai cattivi, che poi così cattivi non sono mai». Altro non è che il testo di una canzone di Ivano Fossati, resa famosa dall’interpretazione di Loredana Bertè, il cui significato Ursino avrebbe distorto per giustificare il caos romano.


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