PALERMO- La frenetica attesa del Papa è tanta e destinata a crescere fino al momento clou, ma a Palermo c’è già chi si interroga sul ‘dopo’. Una questione in particolare su tutte: cosa cambierà a Palermo e nei palermitani all’indomani della visita di Francesco?
Lo abbiamo chiesto a due sacerdoti ‘di trincea’. Don Antonio Garau è parroco della chiesa di San Paolo Apostolo a Borgo Nuovo, impegnato contro la mafia e l’indifferenza nei confronti delle categorie più deboli. “È una domanda da centomila euro – ammette –. Parliamoci chiaro: il Papa di nuovo non dirà niente. Quando un neo presidente della Regione Siciliana fa tutti quei discorsi elettorali, poi a chi sta effettivamente sceglierlo e votarlo?”.
Padre Garau è diretto e inquadra quelli che a suo dire sono i vantaggi reali, e non solo apparenti, della visita di Papa Francesco: “Ricordo che anche Giovanni Paolo II era venuto in Sicilia ad accusare duramente i mafiosi, ma cosa è veramente successo dopo? Voglio dire, è vero che Francesco non vedrà ‘munnizza’ solo perché è stata rimossa ad hoc, ma quante volte siamo noi a sbagliare per primi su dove e come smaltirla, la spazzatura? ‘Ah certo, ci voleva il Papa’… No. Ci vogliono i palermitani”.
Il parroco di Borgo Nuovo fa un ragionamento lineare: Papa Francesco non può cambiare Palermo, ma può senz’altro essere un input perché cambino i palermitani.
Così la pensa anche don Cosimo Scordato, rettore della chiesa di San Francesco Saverio, all’Albergheria. Anche Scordato opera in una realtà delicata, ma è armato del consueto entusiasmo e convinto che la visita papale possa portare benefici a più livelli: “Il primo è quello della resistenza alla mafia, non solo sul piano civile ma anche con un ‘antidoto del Vangelo’ in cui il Papa crede molto. D’altronde – prosegue don Cosimo – padre Puglisi ha messo in crisi Cosa nostra con un programma ben strutturato e fatto di scelte, rivelatesi fondamentali”.
Un altro spunto arriverebbe dalla scelta, potente e simbolica, di pranzare con Biagio Conte e gli ospiti della Missione Speranza e Carità: “Significa ricominciare dagli ultimi – spiega Scordato – perché proprio loro sono la chiave di volta per una Chiesa e una politica troppo distanti dalla vera vita di poveri e deboli. Molti vengono completamente ignorati, immigrati compresi: hanno una gran voglia di partecipare e contribuire, di essere considerati”.
È l’ottimismo, appunto, a guidare don Cosimo e il suo pieno appoggio alla riforma che Papa Francesco sta attuando nella Chiesa. E sulla città che cambia solo dove passa il Papa? “Ragioniamoci in modo semplice: la santità è fatta di piccole cose – dice Scordato – come il fare la forza insieme o il creare spazi per tutti, senza tirarsi mai indietro”. Non un’operazione di facciata, ma uno stimolo per tutti: “Molti stanno travisando la lettura: non deve trattarsi di un frammento isolato, ma di una consegna. Ecco cosa devono rappresentare le zone della nostra Palermo tirate a lucido. Vediamola così: il Papa ci sta dicendo ‘questa città mantenetela bella come la sto vedendo io’”.