Le parole del Papa | La speranza di tutti - Live Sicilia

Le parole del Papa | La speranza di tutti

Cosa resta della visita di Sua Santità.

Voci dalla comunità
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4 min di lettura

Formula abusata come poche: ora bisogna passare dalle parole ai fatti. Confesso che inizio a detestare questa espressione, che pure ha mille ragioni per essere ripetuta, soprattutto in una terra come la nostra, patria della retorica a caro prezzo. Ma la formula è diventata essa stessa vuota retorica, utilizzata com’è da persone le cui parole, non solo hanno poca rispondenza rispetto ai fatti, ma sono parole rozze, senza rispetto per l’interlocutore, finalizzate alla conquista del territorio e prive di valenza dialogica, come si usa nello spirito dei tempi.

Pensate invece alle parole dei due uomini più citati in questi giorni: padre Pino Puglisi e papa Francesco. Di Puglisi si dice che fosse un prete molto pratico e che sapeva ascoltare. Ed è vero. Ma era anche un prete che aveva molto da dire. Aveva molte parole perché leggeva. Perché nelle sue giornate piene di incontri, appuntamenti e impegni, riusciva sempre a trovare uno spazio per la lettura e la riflessione. Non so dirvi come facesse né quando e forse non lo sapremo mai, ma i suoi libri, la sua biblioteca colma di migliaia di volumi, con gli autori più importanti della cultura laica e cristiana del Novecento, che riversava e distillava nelle sue omelie e nei suoi discorsi, testimoniano una cultura ricca e plurale.

Visitate la casa-museo nel luogo dov’è stato ucciso, consegnata alla città dal Centro Padre Nostro. È una breve visita, che vi restituirà il ritratto dell’uomo di studi e del pastore, capace coniugare spiritualità e azione sociale, in un umanesimo cristiano vissuto senza porsi alcun confine, se non quello della carità. Prete di fatti, Puglisi. E prete di parole. Di belle parole. Parole umane, attente a raggiungere l’umanità della persona a cui si rivolgeva. Leggete la splendida lettera ai detenuti, per capire che cosa significa fare il prete in un quartiere dominato da un’organizzazione come Cosa nostra, che fa del sostegno alle famiglie dei carcerati il cemento che tiene insieme i suoi affiliati. Oppure leggete alcune delle omelie preparate per i giovani, a cui si rivolgeva con tenerezza e serietà, per offrire loro un orizzonte di senso dentro cui porre le domande più autentiche che ciascuno porta dentro di sé.

Soprattutto, offriva loro un rimedio alla solitudine dell’individualismo e alla disperazione dell’egoismo. Rileggete in questo contesto dialogico la sua massima più celebre: se ognuno fa qualcosa, allora si può fare molto. Ben più di un appello al pragmatismo, è espressione della fede nel valore prezioso di ogni persona e nel contributo che può portare al cambiamento della società; e, insieme, dell’idea che ognuno esprime se stesso dentro un noi più grande, che non annulla l’io ma lo sostiene e lo rende più forte, mentre ne è sostenuto. Manifesto di una persona che non si pensava come un leader solitario, ma in una rete, in un sistema di alleanze e, prima ancora, dentro un popolo in cammino nella storia.

Rileggiamo quella massima nella Palermo ferita dallo stragismo mafioso e nella Brancaccio ferocemente rassegnata di quegli anni. Sono parole rivoluzionarie, che volevano sovvertire quell’attitudine alla sottomissione che i mafiosi intendevano invece consolidare, a forza di bombe e di minacce.

Ci sono parole vuote, che risuonano “come bronzo che rimbomba”. Altre che diventano pietre, per edificare una società nuova. Puglisi era un uomo che traduceva le sue parole in azione e la cui azione si nutriva di pensieri lunghi sulla realtà. Questa terra ha bisogno di parole e sogni nuovi, o ripeteremo sempre gli stessi orribili fatti che conosciamo. Le parole e i sogni di Puglisi, un prete di periferia che viveva con le mani aperte, come ha detto Francesco.

Le parole e i sogni che il papa venuto dalla fine del mondo ha comunicato ai giovani siciliani: “In tempo di crisi dobbiamo sognare, dobbiamo metterci in cammino, dobbiamo servire gli altri, dobbiamo essere accoglienti, dobbiamo essere giovani di incontro, dobbiamo essere giovani con la speranza nelle mani, con il futuro nelle mani e dobbiamo essere giovani che prendono dalle radici la capacità di far fiorire speranza nel futuro”. Ma sono parole che valgono per tutti e tutte: “I vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni”, annunciava il profeta. Ci sono parole che mutano il corso della storia. Sono quelle di un pontefice che si è messo in cammino verso le periferie del mondo, per rendere il mondo più umano e la chiesa più simile al sogno del maestro di Nazareth.


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