Papa Francesco e l'enciclica | Incontro tra i candidati - Live Sicilia

Papa Francesco e l’enciclica | Incontro tra i candidati

Una riflessione dal tono diverso.

PALERMO- Una riflessione sull’ultima enciclica di Papa Francesco, dedicata al rispetto dell’ambiente, e sulle sfide che dovrà affrontare la prossima amministrazione comunale. Durante il terzo incontro tra candidati a sindaco di Palermo, organizzato dal Movimento politico per l’unità e dal Movimento Ideazione, gli aspiranti alla carica di primo cittadino si sono misurati con i temi dell’enciclica “Laudato sì”, da cui sono stati invitati a trarre spunti per i propri programmi elettorali.

Un incontro iniziato in modo inusuale per i candidati, che invece di affrontare subito un dibattito sono stati invitati a sedere tra gli oratori e ad ascoltare sei interventi su altrettanti aspetti dell’enciclica papale. L’obiettivo dagli organizzatori, ha detto la responsabile del Movimento Ideazione Gloria Liborio, era infatti quello di “fornire ai candidati stimoli di riflessione e promuovere iniziative di cittadinanza attiva”. L’incontro ha visto l’esordio pubblico del candidato Francesco Messina, della lista Centro riformista, mentre erano assenti Ismaele La Vardera e Mario Lo Bue, che ha presentato la sua candidatura ma non ha ancora parlato pubblicamente della sua mossa, arrivata a sorpresa negli ultimi giorni con la presentazione delle liste.

È proprio Messina il primo a parlare quando il microfono passa ai candidati, ciascuno con dieci minuti di tempo per esporre le proprie valutazioni sullo scritto di Papa Francesco. L’avvocato Messina esordisce spiegando perché finora non ha partecipato a nessuna manifestazione pubblica: “Dal punto di vista giuridico, fino alla presentazione delle liste non c’erano candidati a sindaco, ma solo aspiranti candidati”. Messina prosegue poi esponendo il suo punto di vista su come l’enciclica papale ha ispirato la sua entrata in politica: “Ho scelto di entrare in politica in un momento di arrabbiatura per l’autoreferenzialità della politica”. Per Messina, “Palermo è distrutta proprio perché la classe politica è autoreferenziale, e per un cristiano l’autoreferenzialità è un patto con il diavolo”. La conclusione di Messina è che “solo attraverso un rapporto diretto con i cittadini è possibile costruire una relazione con i palermitani”.

Il secondo intervento è quello di Fabrizio Ferrandelli, che dichiara di sentirsi in sintonia con lo spirito degli organizzatori e con il loro intento di promuovere la cittadinanza attiva. “Sul senso di comunità – dice il leader dei Coraggiosi – abbiamo costruito il nostro programma, parlando con 50 mila palermitani”. L’ex deputato regionale passa poi a parlare dei punti del suo programma dedicati allo sviluppo della città e all’ambiente: “Pensiamo a molti interventi nel campo dell’occupazione, portando i capitali privati in città e puntando sull’idea di smart city, di tecnologia che avvicina il cittadino all’amministrazione”. Ferrandelli sottolinea l’importanza del tema dei rifiuti e della riorganizzazione del sistema di raccolta differenziata, e conclude parlando di qualità della vita: “È molto importante, e siamo intenzionati a creare lavoro anche con interventi sulla costa sud, che costituisce una grande opportunità, e sul verde cittadino, con la riqualificazione di Parco Cassarà e l’istituzione di un parco alla foce dell’Oreto”.

Nadia Spallitta sottolinea come la propria candidatura sia nata proprio dalla cittadinanza attiva, con il coinvolgimento di comitati e associazioni a cui in un secondo momento si è aggiunto il partito dei Verdi. Spallitta poi ricorda che tra i temi principali della sua azione politica c’è stato il consumo di suolo e la necessità di parchi. Ma per la candidata dei Verdi “le questioni ambientali sono connesse a quelle sociali: se l’ambiente è degradato lo è anche l’uomo”, e per questo “è necessario stare vicini ai più deboli, lottando contro la povertà e per l’inclusione delle diversità, anche locali”.

Per il candidato del Movimento Cinque Stelle Ugo Forello, “c’è un senso di sfiducia diffuso nella città e in Italia: va ricucito il rapporto di fiducia tra cittadini e istituzioni”. La soluzione del candidato del Movimento sta nel “collegare chi sta bene con quelli che Papa Francesco nella sua enciclica chiama gli scarti della società, i poveri, chi non ha accesso al benessere”, attraverso gli interventi nelle periferie. “Dobbiamo mettere in atto una politica del bene comune – dice Forello – con interventi di rigenerazione e cura”. Il metodo, secondo il co-fondatore di Addiopizzo, è “l’attribuzione ai cittadini dei beni comuni, anche nella periferia. I cittadini devono sentirsi parte di un insieme che cresce insieme”.

Ciro Lomonte, del Movimento siciliani liberi e di professione architetto, sottolinea che “Laudato sì” è la prima lettera apostolica in cui si parla esplicitamente di architettura e di urbanistica. Per Lomonte, “Lo Stato italiano è un problema rispetto a quello che dice l’enciclica, perché ha fatto violenza sull’identità dei palermitani e dei siciliani”. Per Lomonte, i problemi di molti quartieri popolari di Palermo, come lo Zen, non nascono dalle condizioni di abusivismo o illegalità, ma dall’architettura razionalista “che ancora viene vista come modello ma è detestata da chi la vive”. L’approccio utilizzato finora nella costruzione delle città, tenendo separati e distanti luoghi di lavoro e abitazioni, per il candidato dei Siciliani liberi è da superare: “Per questo abbiamo messo nel programma l’urbanistica dei dieci minuti a piedi: tutti i servizi devono essere vicini ai cittadini, senza necessità di grandi spostamenti”.

Secondo il sindaco uscente Leoluca Orlando, “ciò che muove Papa Francesco nella sua enciclica è il bisogno di collegare valori e visioni”. Il Professore parla del pericolo che valori come la legalità o il lavoro rimangano separati dalle visioni, “ritorcendosi contro le persone: la legalità senza visione si trasforma in repressione, il lavoro senza visione si trasforma in sfruttamento del lavoratore”. Lo sforzo da fare, secondo Orlando, è dunque quello di “creare una casa comune, in cui mettere al centro ogni persona umana e garantire i diritti dei singoli”. Orlando prosegue dicendo che “nel dopoguerra Palermo non era una casa comune, perché si pensava prima a diventare ricchi e non alla cultura”. L’obiettivo, conclude il sindaco, è “ispirare il futuro della città, difendendo l’organicità tra valori e visioni”.

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