“Tra i miei clienti non ci sono mafiosi, ma carabinieri, poliziotti e avvocati”. Salvatore Mandarano, l’ingegnere accusato di essere il trait d’union fra boss e imprenditori, esce allo scoperto con un’intervista esclusiva rilasciata al mensile “S”, il magazine che guarda dentro la cronaca, in edicola da ieri: nella conversazione con Riccardo Lo Verso, il professionista ricostruisce i suoi rapporti con Vincenzo Rizzacasa, l’imprenditore espulso da Confindustria e finito al centro di un’inchiesta su mafia e appalti, e con la famiglia Pipitone di Carini. Ma assicura: “Sono il più bravo, è per questo che tutti mi cercano”.
Mandarano è accusato da diversi pentiti. Francesco Franzese, ad esempio, racconta di lui che “quando fu arrestato Cinà il Sandro (Lo Piccolo, ndr) mi disse che dovevamo agganciare Mandarano, agganciare nel senso di parlare con Mandarano e fargli sapere che intanto Sveglia lì lavori non li doveva fare”. Secondo Gaspare Pulizzi, invece, Mandarano è “un bravo ingegnere che è anche abile a ottenere le concessioni edilizie, soprattutto a Carini”. Ma lui si difende: “Non conosco Pulizzi. Sono una persona preparata nel mio lavoro. Che faccio onestamente, aggiungo. A Carini ho preso un sacco di lavori. Mi facevo pagare dopo, solo quando ottenevo la concessione edilizia. Niente di illecito. La gente si rivolgeva a me perché sapevano tutti che ero l’unico bravo a fare il mio lavoro. Conoscevo le norme, rispettavo i tempi ed ero puntuale”.
Sul suo conto, hanno rivelato i collaboratori di giustizia, è circolato anche il sospetto di una collaborazione con i servizi segreti. Ma Mandarano smentisce: “Sono solo voci. Dovevo difendermi da alcune persone che frequentavano il mio studio. Sono un imprenditore contro. Per questo sto passando dei guai per una realtà falsata dalle notizie di stampa”. Di certo, però, una persona accusata di rapporti organici con la mafia dice di conoscerla: “Conosco Antonino Pipitone (nipote di Vincenzo, considerato il capofamiglia di Carini, e a sua volta accusato di essere organico alle cosche, ndr). Gli ho fatto un lavoro e mi ha pagato solo il 50 per cento di quanto mi spettava e gli ho chiesto i soldi che mi doveva. Gli ho fatto scrivere dall’avvocato per ottenere il saldo. Con lui ci sono sempre stati contrasti”.
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