26 Febbraio 2022, 11:18
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PALERMO – Il Pd fa quadrato: sì al campo largo. La linea dettata dal segretario nazionale Enrico Letta in direzione nazionale è stata, nei fatti, confermata dalla direzione regionale del partito siciliano. Dall’alleanza consolidata con il M5S passando per il tentativo di spaccare il centrodestra fino alla necessità di allargare alle forze europeiste: la relazione del segretario Anthony Barbagallo, votata all’unanimità, traccia il sentiero che porterà il Pd al voto di Palermo e alle prossime regionali.
Barbagallo, che non lesina stoccate al governo Musumeci, chiarisce i contorni della coalizione (da aggregare in primis su programmi e valori) che si proverà a mettere in piedi in vista degli imminenti appuntamenti elettorali cercando di tenere le redini del partito e sopire le polemiche dei giorni scorsi.
“Abbiamo il dovere di costruire tutte le condizioni per una governabilità a guida Pd – ricordando a tutti che il modello Draghi è irripetibile- e per farlo dovremo rilanciare e fare nostra e della coalizione che avremo costruito, alcune necessarie improcrastinabili battaglie come il superamento della spesa storica, la revisione dei LEP, la sicurezza sul lavoro, la sicurezza a scuola, infrastrutture adeguate a garantire alle imprese di competere, ai territori di crescere ed ai nostri figli di scegliere di restare a vivere in Sicilia il diritto di cittadinanza allo studio ed al lavoro”, dice a chiusura dell’intervento. Parole che sono riprese dai vari dirigenti che si alternano in direzione (con più di un colpo di fioretto all’indirizzo del segretario provinciale Filoramo che avrebbe portato avanti in solitaria le trattative con il resto della coalizione). Nessuna alleanza con Forza Italia, per il momento, ma i confini dell’allargamento, nei fatti, si ampliano. Italia Viva, + Europa e Azione in primis. Il primo banco di prova è però anche il più temibile: le amministrative palermitane.
Ipotesi che infatti non piace al sindaco di Palermo Leoluca Orlando che in direzione mette qualche paletto: il discrimine rimane chi ha votato il piano di riequilibrio. Insomma, Orlando storce il naso sulla possibilità di allargare alla compagine renziana che gli ha fatto mancare la maggioranza in consiglio e rilancia le primarie (che però i tempi stretti difficilmente consentiranno di organizzare, un elemento di carattere tecnico che toglie le castagne dal fuoco a più di un alleato e compagno di partito). Il sindaco va via prima del voto alla relazione del segretario. Adesso, la palla passa ai potenziali alleati.
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26 Febbraio 2022, 11:18