CATANIA – Tiene ancora banco la notizia della sfiducia al capogruppo democratico di Palazzo degli Elefanti. A qualche giorno di distanza dalla vicenda che sta infuocando i democratici cittadini, continuano ad arrivare note. A favore e contro. Come quella del segretario regionale Fausto Raciti. “La vicenda legata alla spaccatura aperta nel gruppo consiliare del Pd catanese mina la compattezza del Partito democratico e la sua capacità di proposta politica all’interno dell’importante esperienza di governo della città che l’amministrazione guidata da Enzo Bianco sta portando avanti. Catania è la città siciliana più grande tra quelle amministrate da un sindaco del Pd. Solo pochi giorni fa il presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi ha firmato il Patto per Catania. Credo che il partito catanese commetterebbe un errore a non farsi trovare unito in presenza di un simile segnale di attenzione del Governo e del Pd nazionale. La segreteria regionale, interessando anche il Pd nazionale, farà la sua parte affinché le divisioni degli ultimi giorni vengano superate e il futuro della città venga rimesso al centro di una discussione che, ad oggi, è incomprensibile.”
A difendere la scelta effettuata, invece, la consigliere Saverino. “La sfiducia di D’Avola, Capogruppo del Pd al Comune, presentata, oltre che dalla sottoscritta, pure dai consiglieri Notarbartolo e Vullo è un segnale di responsabilità non solo verso il nostro partito ma all’intera città ed agli elettori che tre anni fa ci hanno dato la loro fiducia per amministrare Catania. Ancora la necessità di fare chiarezza all’interno del partito democratico costituito da tante “anime”, diverse tra loro, ma tenute tutte a collaborare attraverso uno spirito costruttivo e di rilancio condiviso . La nostra decisione, attentamente ponderata, non è figlia della posizione dell’ultima ora ma affonda le radici in una presa di coscienza continua, frutto della consapevolezza delle tante assenze e della poca rappresentatività che ormai D’Avola aveva in consiglio. Tra l’altro “durante” la sua ultima assenza le dichiarazioni rilasciate ad alcuni organi di stampa dallo stesso, non concordate e del tutto autonome, ci hanno mostrato in modo evidente come fosse necessario, all’interno del gruppo , voltare pagina mettendo D’avola, di fronte alle sue mancanze e alle tante occasioni sfumate. Il capogruppo D’Avola non ha dato seguito ad una richiesta dei consiglieri, impedendo il confronto politico all’interno del gruppo. In politica si discute, non si scappa. Nella sua assenza le funzioni sono esercitate dal Vicecapogruppo che ha convocato assieme agli altri consiglieri la seduta di giorno 6 Maggio e ha inviato la convocazione a tutti. Questa è trasparenza. Questa è democrazia. Il capogruppo D’Avola trae la sua legittimazione dai consiglieri che l’hanno eletto ed a loro risponde. È inconcepibile che soffochi il confronto. Un gruppo non è il suo presidente, il gruppo è un’associazione che vive e respira di democrazia. D’Avola sarebbe dovuto venire, spiegare, discutere e votare, come si fa in ogni associazione, in ogni gruppo. Non si è leader …scappando dal confronto. Noi firmatari della sfiducia ribadiamo la bontà del nostro operato e stiamo lavorando in sinergia e in perfetta collaborazione affinché il nuovo Capogruppo possa degnamente rappresentarci e assolvere in modo più puntuale, incisivo e programmatico i compiti che la legge e lo statuto del comune gli conferiscono”.
Infine mi sorprende che, chi ricopre un ruolo politico, si trinceri dietro dei tecnicismi e non si accorga di non essere più rappresentativo di una maggioranza.
La sfiducia di D’Avola, Capogruppo del Pd al Comune, presentata, oltre che dalla sottoscritta, pure dai consiglieri Notarbartolo e Vullo è un segnale di responsabilità non solo verso il nostro partito ma all’intera città ed agli elettori che tre anni fa ci hanno dato la loro fiducia per amministrare Catania. Ancora la necessità di fare chiarezza all’interno del partito democratico costituito da tante “anime”, diverse tra loro, ma tenute tutte a collaborare attraverso uno spirito costruttivo e di rilancio condiviso . La nostra decisione, attentamente ponderata, non è figlia della posizione dell’ultima ora ma affonda le radici in una presa di coscienza continua, frutto della consapevolezza delle tante assenze e della poca rappresentatività che ormai D’Avola aveva in consiglio. Tra l’altro “durante” la sua ultima assenza le dichiarazioni rilasciate ad alcuni organi di stampa dallo stesso, non concordate e del tutto autonome, ci hanno mostrato in modo evidente come fosse necessario, all’interno del gruppo , voltare pagina mettendo D’avola, di fronte alle sue mancanze e alle tante occasioni sfumate. Il capogruppo D’Avola non ha dato seguito ad una richiesta dei consiglieri, impedendo il confronto politico all’interno del gruppo. In politica si discute, non si scappa. Nella sua assenza le funzioni sono esercitate dal Vicecapogruppo che ha convocato assieme agli altri consiglieri la seduta di giorno 6 Maggio e ha inviato la convocazione a tutti. Questa è trasparenza. Questa è democrazia. Il capogruppo D’Avola trae la sua legittimazione dai consiglieri che l’hanno eletto ed a loro risponde. È inconcepibile che soffochi il confronto. Un gruppo non è il suo presidente, il gruppo è un’associazione che vive e respira di democrazia. D’Avola sarebbe dovuto venire, spiegare, discutere e votare, come si fa in ogni associazione, in ogni gruppo. Non si è leader …scappando dal confronto.
Noi firmatari della sfiducia ribadiamo la bontà del nostro operato e stiamo lavorando in sinergia e in perfetta collaborazione affinchè il nuovo Capogruppo possa degnamente rappresentarci e assolvere in modo più puntuale, incisivo e programmatico i compiti che la legge e lo statuto del comune gli conferiscono.
Infine mi sorprende che, chi ricopre un ruolo politico, si trinceri dietro dei tecnicismi e non si accorga di non essere più rappresentativo di una maggioranza.