PALERMO – Si spacca il Pd siciliano. E questa non sarebbe nemmeno una notizia. La curiosità è che la spaccatura si consuma all’interno di una stessa corrente, quella dei renziani. Da una parte i “nuovi renziani” catanesi: Sammartino, Sudano, Nicotra, con l’ex compagno di partito in Articolo 4 Paolo Ruggirello. Dall’altra i renziani “governativi”, più vicini a Baldo Gucciardi. Come Antonella Milazzo e la capogruppo Alice Anselmo. Un duello a colpi di comunicati stampa sulla opportunità o meno di ritirare gli assessori dalla giunta regionale di Rosario Crocetta.
Ad accendere la miccia è stato Luca Sammartino. Il deputato regionale catanese propone il ritiro degli assessori dem dalla giunta Crocetta, valutandone il fallimento. Parole, quelle rilanciate stamattina dal Giornale di Sicilia, che la capogruppo all’Ars Alice Anselmo, come lui renziana, liquida come “esternazioni a titolo personale, di certo non condivise con il gruppo o con il partito, né con un’area del Pd che fino a prova contraria rappresenta uno dei pilastri di questo governo”.
Anselmo ricorda “le molte cose buone fatte in questa legislatura: dal risanamento dei conti all’accordo sulle entrate fra la Sicilia e Roma, dalla stabilizzazione dei precari alla riorganizzazione della sanità, al Patto per la Sicilia. In questo momento il Pd ha bisogno di ‘fare squadra’, per il bene della Sicilia e dei siciliani: non possiamo lasciare che posizioni personali spazzino via il lavoro fatto fino ad ora”.
“Alla luce delle recenti dichiarazioni di esponenti del partito e anche della necessità di chiarire molti aspetti del rapporto con il presidente Crocetta – conclude Anselmo – credo sia necessario un momento di confronto all’interno del PD siciliano. Decideremo con il segretario Raciti la forma migliore per permettere ad ognuno di noi di esprimere la propria posizione, evitando ulteriori fughe in avanti che rischiano solo di danneggiare il Pd e il governo”.
La questione era già stata posta, in passato, durante la riunione del gruppo Pd col presidente della Regione dal deputato Mario Alloro che oggi rincara la dose “Sono assolutamente concorde con le affermazioni di Luca Sammartino e sulla esigenza di un chiarimento. Avevo già rappresentato il problema durante la riunione del gruppo chiedendo al Presidente della Regione di essere chiaro sul suo movimento. Le mie parole erano rimaste inascoltate. Oggi come ieri un chiarimento diventa indispensabile all’interno del Pd”.
Contro le fughe in avanti dei renziani catanesi si pronuncia anche Marika Cirone Di Marco, esponente di Areadem, corrente alleata dei renziani. Per Cirone “suonano stonate e fuori luogo le esternazioni di chi come l’on. Sammartino ,ergendosi a Masaniello dell’ultima ora ,avanza sui media proposte di ritiro di assessori dalla Giunta Regionale per mettere in crisi il Governo Crocetta e liquidarne il Presidente. È tempo , invece, di stringere le fila dentro il Partito e nella maggioranza per rispondere alle attese legittime di quanti attendono con ansia la risoluzione delle loro attese e la risposta a una quotidianità percorsa da insopportabili incertezze”. Insomma, nella maggioranza del partito si consuma una netta spaccatura.
Il caso Palermo
Intanto, prosegue il dibattito interno al partito sulle amministrative di Palermo. Il segretario provinciale Carmelo Miceli, già grande oppositore di Orlando, insiste sulla necessità di un patto ampio per battere Cinque stelle e centrodestra. “Il Pd non è un partito autolesionista né superficiale. Siamo una forza politica che non concorre ad alcuna elezione senza l’ambizione di vincere. A noi partecipare non basta, vogliamo vincere. E a Palermo si vince solo se uniti”. Così su Facebook Carmelo Miceli, segretario provinciale del Pd di Palermo. “Riunire tutte le forze sane progressiste e moderate in un’unica proposizione programmatica ed elettorale – ha aggiunto – ha un significato che è nettamente diverso e contrario dall’abdicazione al proprio ruolo e alla propria identità. Fare in modo che le amministrative di Palermo diventino il luogo in cui si inverte la tendenza alla scissione è un obbligo morale e politico che abbiamo nei confronti del nostro popolo”. “E credo – ha sottolineato l’esponente dem – che la nostra classe dirigente, tutta, comprenderà che non possiamo sottrarci a questo dovere, né a quello di puntare alla vittoria e al governo della città. In tale prospettiva, convocherò per giovedì prossimo la commissione per le amministrative e a seguire, insieme, incontreremo gli alleati con cui, fino ad oggi, abbiamo lavorato per creare un campo largo di forze moderate e progressiste”.
“Abbiamo il dovere e la possibilità di contribuire alla guida di questa città, scongiurando l’avanzata nefasta di Grillo e del centrodestra di Ferrandelli. Consentire al Movimento 5 Stelle o a chi ha rinnegato la propria storia pur di alimentare il proprio ego di governare Palermo significherebbe affidare le chiavi della città nella migliore delle ipotesi a degli incapaci (Roma docet), nella peggiore a chi negli anni passati ha dato prova di pessima amministrazione e oggi, per interposta persona, vorrebbe tornare a fare danni”, ha concluso Miceli.
E sempre a proposito di Palermo, interviene il segretario organizzativo Antonio Rubino, che ribatte alla lettera scritta dall’ex sindaco Diego Cammarata al Pd: “Mi colpisce che nella lunga lettera impieghi appena qualche rigo per elencare i risultati del suo mandato decennale. Ma lo capisco, ora come allora oltre i titoli non c’è molto altro da scrivere”. “Il Pd avrà tantissimi difetti – scrive Rubino -, saremo pure incoerenti (non quanto Lei che sosterrà il suo più acerrimo avversario negli anni della sindacatura) ma sentire usare il nostro nome per ricordarci che esiste, crea in noi, nella nostra gente, nei nostri militanti quel bellissimo sentimento che probabilmente Lei sconosce: la passione politica. Quel sentimento che mi spinge, nonostante le mie posizione, ad essere io a risponderLe. Ecco, dottor Cammarata, torni a fare il suo lavoro ed eviti di ricordarci ancora che questa città l’ha avuta come Sindaco”.