Corsello, le accuse

Corsello, le accuse

Più di 580 viaggi per un totale di 122.601 chilometri. La spola Palermo-Cefalù costa il processo ad Anna Rosa Corsello.

PALERMO – Centinaia di viaggi, 586 per la precisione, per un totale di 122.601 chilometri. Tutti percorsi in auto di servizio e con un autista. La dirigente generale della Formazione professionale Anna Rosa Corsello è finita sotto processo. È accusata di peculato, e non di peculato d’uso come l’imputata ha tenuto a precisare. Nella richiesta di rinvio a giudizio d’accusa della Procura della Repubblica, infatti, non c’è traccia del comma 2 dell’articolo 314 del codice penale. E cioè del peculato d’uso.

Il peculato punisce la condotta del pubblico ufficiale o dell’incaricato di pubblico servizio il quale, avendo, per ragione del suo ufficio o di servizio, il possesso o comunque la disponibilità di denaro o di altra cosa mobile altrui, se ne appropri. La pena, in caso di condanna, varia da tre a sei anni di reclusione. Al secondo comma, l’art.314 contempla un regime sanzionatorio attenuato (la reclusione da sei mesi a tre anni) nel caso in cui il colpevole abbia agito al solo scopo di fare uso momentaneo della cosa che, dopo l’uso momentaneo, sia stata immediatamente restituita. Nel caso della Corsello, però, la Procura della Repubblica ha richiamato una sentenza della Cassazione che fa riferimento a dei limiti, oltrepassati i quale, l’uso di un bene della pubblica amministrazione non può essere più considerato momentaneo. Un limite che la Corsello, sempre secondo l’ipotesi accusatoria, avrebbe superato con i suoi 586 (cinquecentoottantasei) viaggi per 122.601 (centoventiduemilaseicentouno) chilometri complessivi.

L’auto su cui faceva la spola tra Palermo e Cefalù, casa-lavoro, lavoro-casa – era una macchina di servizio. Anzi, macchine visto che la Corsello aveva a disposizione due Fiat Brava, due Bravo, due Lancia Dedra e cinque Fiat Stilo. L’accusa di peculato non riguarda solo l’utilizzo dell’auto blu, ma anche le spese per il carburante e i pedaggi addebitati sul telepass dell’amministrazione regionale. I viaggi sono stati effettuati fra il 14 gennaio 2004 e il 23 febbraio 2011 e non rientrerebbero tra quelli consentiti e disciplinati dalla delibera della giunta regionale numero 398 del 1992. L’inchiesta è partita da un esposto, anonimo ma ben dettagliato, spedito in Procura.


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