Peculato e falso, arriva il giudizio| Condannati quattro finanzieri - Live Sicilia

Peculato e falso, arriva il giudizio| Condannati quattro finanzieri

Due le assoluzioni.

la sentenza di primo grado
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CACCAMO Francesco, il finanziere condannato a 7 anni e 6 mesi

CATANIA – Si chiude con quattro condanne e due assoluzioni il processo che vedeva alla sbarra sei finanzieri accusati a vario titolo di falso ideologico, peculato e calunnia. Le condanne inflitte dalla Terza sezione penale del Tribunale di Catania hanno superato per alcune posizioni anche le richieste formulate dal pm Andrea Bonomo. Pesantissima la condanna per Francesco Caccamo: il Tribunale ha comminato una pena di 7 anni e 6 mesi. I difensori del finanziere, gli avvocati Gabriele Celeste e Fabio Presenti, sono pronti a ricorrere in appello. Anche se prima si dovrà attendere il deposito delle motivazioni della sentenza. Il termine è stato fissato in novanta giorni. Caccamo è stato assolto da diversi capi d’imputazione.

Cinque sono gli anni di carcere inflitti dal Tribunale nei confronti dei finanzieri Gianfranco Corigliano (difeso dall’avvocato Carmelo Galati), Domenico Minuto e Massimiliano Palermo (entrambi difesi dall’avvocato Roberto Lombardo). Per tutti e quattro gli imputati è stata disposta l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e l’interdizione legale invece per la durata della pena.

Due le assoluzioni del Tribunale. Antonino Surace, difeso dall’avvocato Tommaso Autru Ryolo del foro di Messina, è stato assolto con la formula “non costituisce reato”. Assolto anche il finanziere Santo Marino, difeso dall’avvocato Luca Blasi, per “non aver commesso il fatto”.

L’INCHIESTA – I finanzieri finirono in manette nel 2014. A svolgere le indagini furono gli stessi colleghi della Guardia di Finanza che stavano conducendo una delicata inchiesta (denominata Scarface) sugli affari del clan Mazzei. La Guardia di Finanza portò avanti un’opera di “pulizia” all’interno del comando di Catania, riuscendo ad isolare alcune “mele marce”. Le indagini portarono a scoprire una serie di illeciti commessi dai finanzieri finiti sotto processo: verbali non redatti su rinvenimenti di cocaina a seguito di perquisizioni domiciliari, false dichiarazioni nei verbali di un sequestro di cocaina, accuse nei confronti di innocenti. In un primo momento il Gip che firmò l’ordinanza stabilì il carcere per Caccamo e i domiciliari per gli altri cinque finanzieri coinvolti. Caccamo, poi, fu scarcerato dal Tribunale del Riesame che dispose gli arresti domiciliari. 

 

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