ACIREALE – Adesso è ufficiale, il Vaticano ha condannato in primo grado don Carlo Chiarenza, potente monsignore che reggeva la Basilica San Sebastiano con l’accusa di essere “responsabile degli abusi denunciati”.
Per comunicarlo ai fedeli, il Vescovo di Acireale Antonino Raspanti, ha scelto di scrivere una lettera. Raspanti, noto per aver proposto di negare le esequie ai condannati per mafia, subito dopo la pubblicazione delle inchieste del mensile “S”, che ripercorrevano le denunce dell’associazione Caramella Buona, aveva disposto l’allontanamento di Chiarenza da Acireale.
LA LETTERA. “La nostra Chiesa diocesana -scrive Antonino Raspanti- nel rispetto delle persone e con la volontà di far luce sugli abusi denunciati lo scorso anno dal dott. Teodoro Pulvirenti nei confronti di don Carlo Chiarenza, ha iniziato l’iter giudiziario previsto dall’ordinamento canonico”.
“Secondo le norme vigenti -prosegue il Vescovo di Acireale- l’iter è proseguito a un livello superiore, guidato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, pervenendo a un primo grado di giudizio. In questo grado, non definitivo, il sacerdote è stato ritenuto responsabile degli abusi denunciati”.
Ecco le sanzioni a carico di don Carlo Chiarenza: “Dovrà sottoporsi ad alcune restrizioni, in osservanza delle quali dovrà dimorare per alcuni anni fuori dalla Diocesi non assumendo incarichi ecclesiali e non svolgendo il ministero in pubblico”. L’ex rettore della Basilica di San Sebastiano può fare ricorso entro sessanta giorni.
IL PERSONAGGIO. Padre spirituale dell’ex presidente della Regione Rino Nicolosi, don Carlo Chiarenza è stato da sempre venerato e rispettato ad Acireale. Dopo un lungo periodo alla guida della parrocchia S.Paolo, è stato scelto per guidare la Basilica di San Sebastiano, cuore pulsante del Clero acese. In ottimi rapporti con il Cardinale Paolo Romeo, Chiarenza ha ammesso -mentre veniva registrato di nascosto da Teodoro Pulvirenti- di aver compiuto abusi sessuali.
LE INCHIESTE DI “S”. Andrea Cottone ha raccolto le denunce dell’associazione contro la pedofilia Caramella Buona, ma anche il racconto di Teodoro Pulvirenti, scienziato acese che ha denunciato di aver subito abusi sessuali da Don Carlo Chiarenza. Teodoro, per dodici anni, ha dovuto affrontare la psicoterapia. Anni e anni di colloqui su un lettino per lavarsi di dosso l’orrore. All’improvviso ha trovato il coraggio di guardare negli occhi il proprio carnefice, ha incontrato Don Carlo Chiarenza e ha registrato la conversazione pubblicata poi dal mensile “S”.
L’INCHIESTA DELLA PROCURA. Dopo la pubblicazione dell’inchiesta sul mensile “S”, la Procura di Catania guidata da Giovanni Salvi ha aperto un fascicolo. Le indagini sono state affidate al pool di investigatori della Polizia Postale di Marcello La Bella, coordinati dal pm Marisa Scavo. La Postale ha acquisito numerose testimonianze e le indagini proseguono coperte dal massimo riserbo. La difesa del monsignore accusato di pedofilia da numerosi testimoni, è rappresentata dall’avvocato Antonio Fiumefreddo, che dopo le denunce pubbliche di Teodoro ha convocato una conferenza stampa.
“La registrazione effettuata da Teodoro Pulvirenti –ha detto il sacerdote con una nota – è stata diffusa dal predetto in modo incompleto e secondo modalità che si sono così da prestate al fraintendimento e alla strumentalizzazione. In realtà il colloquio è avvenuto in un clima di sincera accoglienza umana e cristiana verso una persona, come tra persone che non si vedevano da molti anni”.
Sull’incontro, don Chiarenza aggiungeva: “Abbiamo parlato di tante cose spaziando sui più vari argomenti, e ci siamo congedati con la solita cordialità scambiandoci un bacio di saluto, cosicché mai avrei potuto immaginare di potere ricevere un’accusa così funesta”.
IL RACCONTO DI TEODORO Dopo la pubblicazione dell’inchiesta giornalistica, l’associazione Caramella Buona ha organizzato una conferenza stampa a Roma, per denunciare pubblicamente gli abusi di Don Carlo Chiarenza. Sul tavolo dei relatori c’erano il presidente dell’associazione Roberto Mirabile, Claudio Reale, coordinatore del mensile “S” e Teodoro Pulvirenti. Lo scienziato acese ha ripercorso, davanti alle telecamere, ogni momento degli abusi subiti da don Carlo Chiarenza. La registrazione della confessione del monsignore è stata distribuita ai giornalisti che rappresentavano, in quell’occasione, numerose testate nazionali. “Noi non siamo i colpevoli, siamo le vittime e non dobbiamo avere paura. Non c’è nulla da temere, non c’è niente di cui vergognarsi. Per questo lancio un appello a venir fuori perché ci sono tante altre vittime. Rivolgetevi alla Caramella buona, agli investigatori, agli inquirenti”. “Sono venuti fuori i miei pensieri e la mia sofferenza -aggiungeva Teodoro Pulvirenti- è come se il mio dolore fosse sceso in piazza. Adesso la verità è fuori e forse ci sarà giustizia. Una gioia che non si può spiegare a parole”.
IL COMMENTO DI MIRABILE. Il presidente della Caramella Buona è contento: “Finalmente -spiega a LivesiciliaCatania- dopo anni, verità e giustizia hanno regnato, rendiamo atto al Vaticano e a Monsignor Raspanti di aver lavorato bene e fatto il loro dovere, dantronde, con tutto il materiale che La Caramella Buona ha fornito loro, non potevano esserci dubbi”.
LA REPLICA DI DON CARLO CHIARENZA. Attraverso il suo legale, l’avvocato Antonio Fiumefreddo, arriva la replica di don Chiarenza: “Ci permettiamo di chiedere rispetto per la delicatezza della questione trattata e soprattutto chiediamo di avere la pazienza di attendere le conclusioni dell’Autorità giudiziaria. La Magistratura, infatti, per i mezzi di cui dispone e per gli elementi di maggior compiutezza raccolti, dirà con gli atti cosa è realmente accaduto e non abbiamo dubbi che solo allora la innocenza di Don Chiarenza risulterà acclarata con la restituzione dell’onore a lui e a quanti attraverso il suo sacerdozio si sono avvicinati alla Chiesa”.