“Noi non siamo i colpevoli, siamo le vittime e non dobbiamo avere paura. Non c’è nulla da temere, non c’è niente di cui vergognarsi. Per questo lancio un appello a venir fuori perché ci sono tante altre vittime. Rivolgetevi alla Caramella buona, agli investigatori, agli inquirenti”. Salvo ha appena passato il suo primo “week end di liberazione” da quando “S” ha raccontato la sua denuncia sugli abusi subiti dal prete del suo paese. “Mi sento bene, veramente bene” dice e racconta come per lui questo sia stato un atto liberatorio. “Sono venuti fuori i miei pensieri e la mia sofferenza, è come se il mio dolore fosse sceso in piazza. Adesso la verità è fuori e forse ci sarà giustizia. Una gioia che non si può spiegare a parole”. Salvo vive in una sorta di metaforico purgatorio. L’inferno è ormai alle spalle, e il paradiso è lì davanti, condito dalla “consapevolezza che qualcuno si batta per me”.
“Vorrei essere a casa in questo momento – spiega Salvo – dalla mia famiglia dalla quale ho avuto un grande supporto. Sono stati al mio fianco e, quando parlo di famiglia, parlo di quella allargata, i tanti amici che si sono fatti sentire. Nei forum, su Facebook, in tanti commenti lasciati in diversi siti. Li ringrazio, per l’amore e il supporto che mi stanno dando. Gente che non vedo da anni e che oggi mi infonde coraggio. È un grande regalo quello che mi stanno facendo”. E, raccontandolo, mostra una pagina di giornale simulata pubblicata su Facebook in cui campeggia la scritta “Scoppia la città”, con in coda messaggi di solidarietà nei suoi confronti.
Ma, nella giostra dei commenti, c’è anche chi parla di invenzioni, chi difende a spada tratta il prete. Salvo dice che si tratta di “cecità, o meglio, cecità voluta. Ho riconosciuto alcuni dei commentatori, gente che parla così perché ha paura delle indagini e di rimanerci coinvolto. Gente che sa e che non ha mai parlato. Per questo getta fango su di me – continua Salvo – ma io sono pronto a tutto, non ho paura di niente e di nessuno”. Lui ha già deciso di venire allo scoperto, metterci la faccia, tenere una conferenza stampa per raccontare a tutti ciò che ha subito ma, soprattutto, ciò che ancora altri subirebbero. “Perché non sono l’unico, che si sappia. Per questo lancio un appello affinché vengano fuori le altre vittime. Io ho voluto fermare quest’uomo che continuano a vedere portare i ragazzini a mare, in montagna, a cena. Quante ancora ne deve fare?”.
Salvo è convinto che, in paese, tutti sappiano. “Sanno chi sono io, chi è lui. Chi sa, parli. L’omertà della nostra terra deve finire – prosegue – e qualcosa sta cambiando in Sicilia”. E il suo è un caso lampante che spera faccia da apripista. “I giovani sono cambiati – dice – adesso so che è un mondo diverso, che si può lottare per la giustizia. Se fossi a casa, in questo momento, scenderei in piazza con la gente che lotta per la mia causa. Sono orgoglioso di loro. Altri lottano con me e questo mi fa un enorme piacere”. Perché c’è stato chi ha fatto il giro delle edicole per comprare quante più copie di “S” possibile, per toglierle dalla circolazione. Ma c’è stato anche chi ha comprato 20-30 copie e le ha distribuite nei bar intorno alla parrocchia.
E qualcosa, poi, è già successa. Il prete in questione è stato allontanato su iniziativa del vescovo della diocesi di Acireale, monsignor Antonino Raspanti. “È una prima soddisfazione – risponde Salvo – la gente inventa scuse per giustificare la sua assenza, ma ho visto un primo segnale con la Curia che si muove. Loro hanno in mano tutto, oltre le nostre denunce, ci sono molte lettere vecchie. Il vescovo non credo abbia altro potere. Spero che il Vaticano – conclude – si muova coerentemente con quanto postulato dal Papa”.