PALERMO – La differenza è netta. I collaboratori di giustizia hanno fatto parte di un’organizzazione criminale. I testimoni di giustizia sono fuori da ogni logica criminale e quasi sempre sono cittadini incensurati.
I primi sottoscrivono un contratto con lo Stato. Forniscono informazioni “in cambio di benefici processuali, penali e penitenziari e del sostegno economico per sé e per i propri famigliari”. Si tratta cioè di sconti di pena, condizioni carcerarie meno rigide e garanzia di rifarsi una vita in una località segreta con il contributo economico dello Stato: dallo stipendio mensile al pagamento dell’affitto di casa.
I testimoni, invece, offrono il loro racconto su un determinato episodio delittuoso a cui hanno assistito o di cui sono stati vittima. Un esempio su tutti, le vittime del racket. A loro lo Stato garantisce protezione, assistenza psicologica ed economica. I testimoni vengono sradicati dalla propria terra di origine. Devono lasciare tutti e tutto, a cominciare dal lavoro. Ecco perché ricevono dei benefici economici: una sorta di indennità per i mancati guadagni, agevolazioni nei mutui, un contributo mensile per avviare una nuova attività e una corsia corsia preferenziale per essere assunti nella pubblica amministrazione. Finora l’unica regione che si è fatta avanti è stata la Sicilia.