FIRENZE – “Come la pensiamo è risaputo, non abbiamo visto bene il pm Antonio Ingroia, uno dei magistrati di Palermo impegnati nella trattativa Stato-mafia, neppure quando partì per il Guatemala, men che mai apprezziamo in queste ore la sua probabile discesa in campo politico, non perché ognuno di noi non sia libero di fare ciò che crede, ma perché quelli come noi hanno assoluto bisogno che in questo periodo i ruoli siano mantenuti fermi”. Lo afferma in una nota la presidente dell’Associazione Famiglie Vittime di via dei Georgofili, Giovanna Maggiani Chelli, intervenendo sull’ipotizzata candidatura alle politiche di Antonio Ingroia. “Caltanissetta indaga sulle stragi del 1992 – prosegue -, Firenze sulle stragi del 1993, Palermo sulla trattativa Stato Mafia che peraltro passa attraverso tutte le stragi del 1992, 1993 e 1994. Per questo i magistrati che si sono occupati di cose così delicate non devono secondo noi fare il salto della quaglia e passare alla politica. Possiamo provare ad apprezzare le buone intenzioni delle quali peraltro è lastricato l’infermo, ma non comprendiamo, ci spiace. Il momento per noi è troppo delicato, siamo troppo delusi dalle Procure che si occupano di tutti i fatti che riguardano le stragi che ci hanno travolto nella vita, per volare oltre i nostri dubbi e le nostre angosce, la verità sui concorrenti esterni alla mafia per le stragi del 1993, va scritta sulla carta bollata anche attraverso il procedimento trattativa stato mafia in corso a Palermo e invece temiamo di ora in ora che tutto diventi più difficile”.
Perplesso sulla discesa in campo di Ingroia anche Fabio Granata: “Antonio Ingroia rappresenta tutti gli Italiani che vogliono verità e giustizia sulle stragi e su Paolo Borsellino, anche quelli della destra legalitaria che lo hanno sempre difeso e sostenuto: non commetta l’errore di candidarsi dando armi formidabili ai suoi detrattori, che sono gli stessi che sperano in un nulla di fatto dal processo di Palermo”, dichiara il vice coordinatore di Fli Fabio Granata. “Antonio, al quale mi lega una bella amicizia, mi ascolti e non faccia dopo il Guatemala il secondo, più grave errore della sua vita e resti simbolo della irriducibile richiesta di verità e giustizia sulla morte di Paolo”, conclude Granata.
Critico il Pdl. “Da anni assistiamo a due piani diversi tra l’antimafia dei fatti, che viene realizzata dalle forze di polizia e dai magistrati che non hanno tempo di andare davanti alle telecamere perché sono nelle aule di giustizia e rischiano la vita, e l’antimafia delle parole sule quali si costruiscono carriere giornaliste, mediatiche, giudiziarie, politiche e in certi casi anche tutte queste qualifiche insieme”. Così il deputato Pdl Alfredo Mantovano ha commentato a Omnibus su La7 la decisione dell’ex procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia di candidarsi alla guida del Movimento arancione. “Il procedere di Ingroia negli ultimi tempi – ha sottolineato l’ex sottosegretario agli Interni del governo Berlusconi – non è stato gradito neanche alla sua corrente di origine, Magistratura Democratica, che ha preso le distanze rispetto alla violazione di confini elementari come quello contro il Capo dello stato. Ora Ingroia cerca una via d’uscita – ha concluso – rispetto a un processo che ha costruito in modo macchinoso e con scarsi basi oggettive. Da collega – ha osservato – un pm nel momento in cui fa le indagini normalmente non vede l’ora che inizi il dibattimento per provare ad avere ragione in giudizio rispetto alle ipotesi accusatorie che ha condotto, e invece è accaduto tutto il contrario: lui ha fatto le indagini, sembrava il processo del secolo e nel momento in cui inizia l’udienza preliminare scappa per andare in centroamerica. Evidentemente questa via d’uscita non gli sembra soddisfacente e ne cerca un’altra definitiva”.