Un trasferimento che non piace a nessuno. Soprattutto a chi è impegnato sul fronte antimafia. Ecco perché trentacinque magistrati della Dda di Palermo hanno preso carta e penna per chiedere al capo della Procura, Francesco Messineo, di parlare con i vertici, regionale e nazionale, dell’Arma dei carabinieri.
L’uomo per cui si registra una mobilitazione senza precedenti è il maggiore Antonio Coppola, comandante del Nucleo investigativo. A lui e ai suoi uomini si deve una buona fetta dei successi nella lotta a Cosa nostra degli ultimi anni. Andando via Coppola si rischia di disperdere un patrimonio di conoscenze. Non è una questione di poltrone. Lo Stato può permettersi di ricominciare da capo? Ruota attorno a questo interrogativo la lettera dei magistrati palermitani. Servirà a bloccare il trasferimento di Coppola con destinazione Nucleo tutela patrimonio culturale di Roma? I segnali sono tutt’altro che positivi. L’appello dei sostituti sembra essere caduto nel vuoto.
Trattenere Coppola a Palermo significherebbe preservare la memoria storica delle indagine antimafia. Da qui la preoccupazione dettata dal fatto che quello di Coppola è solo un tassello di un turn over senza precedenti che coinvolgerà, da qui a breve, l’intero vertice del comando provinciale dei carabinieri. Entro pochi mesi andranno via il generale Teo Luzi, comandante dei militari palermitani, il colonnello Paolo Piccinelli, alla guida del reparto Operativo. Ed ancora: i colonnelli Giuseppe De Riggi e Pietro Salsano che comandano i gruppi di Palermo e Monreale. Tutta gente che ha coordinato indagini che hanno fatto scattare valanghe di arresti. In ballo ci sono le attivitià ancora aperte. Indagini delicate come quelle sull’omicidio di Davide Romano, il giovane boss del Borgo Vecchio ritrovato legato mani e piedi nel portabagagli di una macchina, che nasconde chissà quali scenari. Quella sul delitto di Enzo Fragalà, barbaramente assassinato sotto il suo studio. Le inchieste sull’esercito a disposizione di Gianni Nicchi, l’astro nascente di Cosa nostra palermitana, e quelle sulla riorganizzazione del mandamento di San Lorenzo, azzerato grazie anche al lavoro dei carabinieri. Gli stessi carabinieri che segnalano una nuova stagione di riorganizzazione. A questo va aggiunto che andranno via anche due procuratori aggiunti: Antonio Ingroia e Ignazio De Francisci, che in questi anni hanno coordinato le indagini sulla mafia di mezza città. Il primo andrà in Guatemale al servizio dell’Onu, il secondo è stato designato quale nuovo avvocato generale.
Ce n’è abbastanza per lanciare il grido d’allarme. E i trentacinque sotitituti procuratori non hanno perso tempo. Hanno firmato una petizione affinché il maggior Antonio Coppola resti a Palermo.