PALERMO – “Il presidente dell’Ars si faccia portavoce affinché l’assessore Gucciardi venga a riferire in Aula sulle reali volontà del governo Crocetta di portare avanti il suo irragionevole piano sanitario o se, invece, sia stato deciso di fare retromarcia”.
Lo ha detto questo pomeriggio l’esponente dell’Opposizione all’Ars Nello Musumeci, intervenendo in Aula. “Lo scaricabarile su questo irragionevole progetto – ha sottolineato Musumeci – mi ricorda i capponi di Renzo quando si beccavano fra di loro nel timore di finire inesorabilmente nel pentolone. L’assurda proposta della rimodulazione ospedaliera in Sicilia è frutto dell’intesa fra Roma e Palermo, elaborata con logica ragionieristica e svincolata da ogni legame tra ospedale e territorio”.
“Il presidente della Regione Rosario Crocetta e l’assessore alla sanità Baldo Gucciardi vengano subito in aula ed in commissione a riferire cosa sta avvenendo in merito alla riorganizzazione sanitaria in Sicilia”. A dichiararlo è stato il deputato M5S all’Ars Francesco Cappello, nel corso del suo intervento in aula. “In merito alle dichiarazioni rese dal presidente della Regione Crocetta – aggiungono i deputati M5S Giorgio Ciaccio e Matteo Mangiacavallo – capiamo come per questa maggioranza, un piano importante, quale quello sanitario, si declini solo a mezzo stampa. Questo la dice lunga sulla approssimazione, probabilmente voluta, che contraddistingue la trattazione di tali argomenti. L’unico documento ufficiale che esiste è solo il piano del Ministero che di fatto ridisegna la rete ospedaliera siciliana, prima annunciato e poi smentito dal governo Regionale. Il Governo – sottolineano i deputati M5S- tenta solo di intorbidire le acque sulla vicenda, giocando il ruolo di chi prima crea il problema poi si veste da paladino per risolverlo. Se per rafforzamento di presidi si intende dare posti letto alle cliniche private, alcune delle quali ascrivibili anche alla stessa maggioranza che supporta il Governo, allora il quadro è già chiaro. Nel frattempo Crocetta e Gucciardi – concludono – continuano a trattare il parlamento come terzo incomodo”.