Picanello, ambulanti a Bianco: "Vogliamo ordine e lavoro" - Live Sicilia

Picanello, ambulanti a Bianco: “Vogliamo ordine e lavoro”

Il candidato sindaco di centro-sinistra tra i commercianti ambulanti del quartiere catanese.

Comunicato stampa
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CATANIA. “Vogliamo ordine, pulizia e lavoro”. Queste le richieste degli ambulanti del mercato rionale di Picanello a Enzo Bianco durante la visita di stamattina. In particolare Rosario Stramondo, macellaio, ha sottolineato la necessità di una maggiore organizzazione nell’interesse sia degli operatori, sia dei cittadini. La visita del candidato sindaco a Picanello, trasmessa in diretta Twitter e Facebook, tra battute e siparietti, ha avuto la medesima cornice colorita di quella di qualche giorno fa nella Fiera di piazza Carlo Alberto: “E chi c’è a prucissioni? Sinnucu Bianco, chiamassi ‘n vigili urbanu!”, “Taliassi, iu già ‘a vidu sinnucu”, “Signo’ Bianco, ci li pozzu fari l’auguri?”, “Mi vasau, è pi’ daveru simpaticunazzu”. Tra i banchi del mercato ha serpeggiato anche la sfiducia, la disillusione, ma con chi gridava “Tutti i stissi siti!” Bianco si fermava a parlare, marcando la differenza, spiegando. E ricevendo, alla fine, sorrisi e strette di mano. Fiducia.

La visita di Bianco tra i commercianti di Picanello

La visita di Bianco tra i commercianti di Picanello

“I Catanesi vanno voluti bene” ha ribadito il candidato sindaco, “vanno ascoltati e considerati”. E i Catanesi, anche stavolta, hanno ricambiato raccontandogli tutto: del marito sulla sedia a rotelle, dei soldi che non ci sono, dei figli e dei nipoti disoccupati, della sensazione di essere abbandonati. Placido Puglisi, un pensionato, ha narrato a Enzo Bianco della moglie morta lo scorso anno e delle difficoltà per andare a trovarla al cimitero: “Passo anche due ore aspettando il bus 830 – sbotta -, e non è solo questo. Ve lo dico da ex dipendente comunale, mai c’è stato un sindaco che ha trattato male i Catanesi come Raffaele Stancanelli”.

Parole ancora più dure contro il sindaco uscente dagli operatori del mercato al chiuso di Picanello. Uno di essi, Turi Garozzo, che vende frutta e verdura, grida con rabbia: “l’av’unu a ‘bbirsari e spascianu tutti cosi!”. La struttura al coperto era funzionante e ospitava una quindicina di operatori. Poco più di un anno fa l’Amministrazione stabilì di sistemarlo, ma, rimossa la pavimentazione e la piastrellatura, inspiegabilmente tutto si fermò e i Nas furono costretti a chiudere la struttura. Da allora gli operatori lavorano all’esterno. “Ci hanno rovinato – spiega Aurelio Barbagallo -, semu jittàti all’acqua e ‘o ventu!”. Luigi Micci indica tristemente i banconi frigoriferi che gli avevano imposto di comprare e che, lasciati fuori, si stanno rovinando: “oltre il danno, la beffa”. Caterina Pozzio, fornaia, si indigna: “Sistemando qui, potrebbero trovare posto tanti abusivi. Io ho un figlio che è stato licenziato e vorrei che potesse lavorare, nella legalità. Invece questa amministrazione ci ha abbandonati”. Un commerciante della zona incalza: “Non mi piace questa Catania dove tutti devono essere precari, abusivi, ricattabili”. “Stancanelli, con i suoi sorrisetti, le sue promesse mai mantenute, la sua inconcludenza, se ne deve andare”. Intanto Bianco, illustrando una sua idea per ottenere fondi per il completamento del mercato al coperto, trasforma la rabbia in proposta, la disillusione in speranza.


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